Cooperazione & Relazioni internazionali

Marocco, sull’aborto post violenza si accende il dibattito

Il ministro della Salute Hossein El Ouardi propone di legalizzare l'aborto anche nei casi di stupro e di incesto.

di Martino Pillitteri

«La legge sull’aborto è restrittiva e penalizzante. E ' vecchia e non tiene conto delle nuove dinamiche sociali. C'è un bisogno urgente di rivedere questa legge». 
E’ la posizione espressa da Hossein El Ouardi, ministro della Salute del Marocco, in un’intervista all’AP e rilanciata dai media locali che non è passata inosservata nel suo paese.  Secondo il ministro, è ormai arrivato il momento di diminuire le restrizioni nei confronti di questa pratica.
Secondo la legge marocchina, l’aborto è permesso solo alle donne che stanno portando avanti una gravidanza che potrebbe mettere in serio pericolo la vita delle dirette interessate.  El Ouardi propone di estendere il diritto anche ai casi di stupro e di incesto.

Secondo le stime delle associazioni che si occupano di diritti umani, ogni giorno in Marocco vengono adempiti dai 600 agli 800 aborti (da medici professionisti) mentre altri 200 sono svolti senza precauzioni mediche adeguate.

La proposta di El Quardi, che è sostenuta dal re Mohammed VI , arriva  in un momento critico. Sono centinaia le donne yazidi in fuga da Iraq e dalla Siria che vogliono abortire in seguito alle violenze sessuali subite dai terroristi dello Stato Islamico. Un problema che ha attivato una consultazione tra i vari leader religiosi e funzionari di governo arabi e maghrebini sull'ammissibilità degli aborti nella legge islamica e che ha costretto  i paesi a prendere in considerazione la questione dell'aborto a un livello senza precedenti.

Nel mondo arabo, solo la Tunisia, che ha legalizzato l'aborto nel 1973,  fornisce alle donne gravide strutture adeguate e ambienti sicuri per portare a termine gravidanze indesiderate indipendentemente dalle situazioni.

 

Foto: Getty Images


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