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Cooperazione & Relazioni internazionali

«Nepal, l’Italia non fa niente»

La denuncia di Fausto De Stefani, un alpinista e cooperante, che ha scalato tutti gli 8mila. E poi ha costruito una scuola fuori Kathmandu

di Anna Spena

63 anni, mantovano,  Fausto Mantovani è stato il secondo italiano e il sesto al mondo ad aver scalato tutti gli ottomila. L’alpinista da anni collabora con l’associazione “Senza Frontiere“ che realizza progetti umanitari in diverse parti del mondo. In Nepal l’associazione si è occupata della costruzione di scuole per bambini senza fissa dimora, ne ha già realizzate 5. Quella di Kirtipur, Kathmandu, è una delle pochissime strutture rimaste in piedi dopo il terremoto dello scorso 25 aprile.

Da quanto tempo lavora con l’associazione Senza Frontiere?

Lavoro con l’associazione Senza Frontiere da più di 13 anni. Sono stato almeno 50 volte in Nepal. Ho ritenuto che bisognasse fare qualcosa di concreto, per farlo mi dovevo collegare a persone serie, così mi sono messo in contatto con l’associazione.  

Il Nepal troppo spesso è ricordato solo per la scalata dell’Himalaya…

Penso che l’alpinismo si potrebbe anche fare a meno di praticarlo. Ma è bello e lo si fa stesso. Solo che ad un certo punto si deve restituire qualcosa al paese: la scuola e la sanità sono i pilastri da cui si deve ripartire.

Quanti ragazzi può ospitare la scuola?

Circa 850 persone.

Non è crollata insieme al resto…

È una struttura che rispetta le norme antisismiche. Quando si ricevono aiuti per realizzare i progetti, tutto deve essere fatto nel modo più serio possibile. Se non si vuole essere seri è meglio che i bambini rimangano analfabeti ma vivi.

Qual è il prossimo passo da fare?

Io credo che da qui a venti giorni si parlerà sempre meno di questo terremoto. Rimarranno i progetti delle piccole realtà: quelli saranno portati a termine.

Esiste un bilancio reale delle vittime?

È impossibile stabilire il numero delle vittime. Non esiste l’obbligo d’iscrizione all’anagrafe, fino a 12 anni è come se i bambini non esistessero. Il Nepal era in ginocchio prima. Adesso è raso al suolo. Ci sono villaggi che sono impossibili da raggiungere, ci vogliono sei o sette ore di cammino.

Come si sta comportando la comunità internazionale?

Fa qualcosa… la Cina si sta dimostrando d’aiuto. L’Italia non sta facendo niente, o perlomeno è in ritardo. Solo la provincia autonoma di Trento si è mossa prontamente e dà grandi aiuti. Si sono organizzati bene e sono stati molto efficaci anche durante il terremoto dell’Aquila.

E il governo nepalese?

Il governo non era presente prima, figuriamoci ora.

 

Omar Havans/Getty Images


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