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NoExpo: «Non cerchiamo scontri. Ma la rabbia sociale non è colpa nostra»

Le voci del movimento che domani, per l’inaugurazione dell’Expo di Milano, sfilerà in corteo contro l’Esposizione Universale. «Si tratta di una speculazione che, fatta nel mezzo di una crisi senza precedenti, ha il sapore amaro della provocazione. Noi non ci stiamo»

di Lorenzo Maria Alvaro

Mentre per le vie del centro comincia il percorso della manifestazione studentesca tra slogan, musica e bandiere, abbiamo avuto modo di scambiare qualche battuta con i ragazzi, non più studenti, che domani organizzeranno e parteciperanno al corteo No Expo May Day. Si tratta dello storico corteo del Primo Maggio che come ogni anni parte da Piazza XXIV Maggio.

Ma quest’anno sarà diverso. «L’inaugurazione di Expo proprio il primo maggio è una provocazione», sottolinea Lisa che aggiunge, «per questo saremo in piazza, per riprenderci il Primo Maggio, sarà una giornata di lotta e di festa. Gioiosa ma anche  incazzata».

Su tutti i giornali si legge del pericolo violenza, del fermento che starebbe caratterizzando il mondo degli autonomi, dei centri sociali e degli anarchici. Stefano ride, «noi non cercheremo lo scontro. Non ci interessa lo scontro. Vogliamo solo manifestare». Poi però si fa serio e chiarisce: «Quello che stupisce è che si pensi che se dovesse succedere qualcosa è colpa nostra o di chi manifesta. La rabbia in questo paese cova. L’ingiustizia e la diseguaglianza sociale stanno dilagando. L’arroganza del potere e delle istituzioni sta raggiungendo vette inimmaginabili. Se ci saranno scontri saranno lo sfogo di questa rabbia. Ma chi sono i responsabili? Quelli che organizzano una manifestazione o quelli che senza sosta alzano la tensione sgomberando e arrestando?»

Il riferimento evidente è alle operazioni di polizia che negli ultimi giorni a Milano, in particolare in zona Giambellino, hanno portato a diversi arresti, anche di ragazzi stranieri, e al sequestro di molto materiale considerato di offesa.

Alessia però non ci sta, «ma quali armi, erano bottiglie vuote o contenenti acqua e the freddo. È dai tempi di Genova che ci appioppano prove inesistenti o artefatte. Già oggi il magistrato potrebbe mettere i fermati in libertà per mancanza di prove».

Però tra i ritrovamenti c’erano anche piedi di porco, maschere antigas e una tanica di benzina. 

Renato allora vuole chiarire: «Tanto per cominciare la tanica di benzina era vuota. E che io sappia un contenitore di plastica vuoto non costituisce alcun reato. I piedi di porco certo che c’erano, con cosa credete che apriamo le case quando occupiamo? Con le mani? Per finire vorrei capire una cosa: ogni manifestazione da diversi anni a questa parte, ha visto il lancio di lacrimogeni da parte della polizia. Sorvolando sul fatto che si tratta di sostanze nocive e pericolose, pensate veramente che io andrei in manifestazione, sapendo con certezza che mi lanceranno addosso i lacrimogeni, senza una maschera anti gas?»

Quello che è certo è che la manifestazione sarà partecipata, con militanti provenienti un po’ da tutta Europa. «Saremo decine di migliaia, ma non sappiamo quantificare precisamente», sottolinea Filippo, «molto dipenderà anche dal tempo. Se piovesse naturalmente saremmo di meno.  La presenza degli stranieri noi la auspichiamo, Expo è un evento internazionale, dunque lo è anche il dissenso».

Già perché il nemico oggi ha un nome diverso dal solito. Si chiama Expo Milano 2015. «Non è solo un grande evento ma anche una grande opera. E contiene in sé tutti gli elementi delle grande opere: corruzione, infiltrazioni mafiose e speculazioni. Il tutto ad uso e consumo delle lobby di potere», racconta Valentino

Ma Expo è anche un tema ambientale, «basta penare dallo spostamento terra o allo smaltimento dei rifiuti, gestito alla luce del sole dalle cosche calabresi della 'ndrangheta». Poi c’è il tema del lavoro, «proporre il volontariato ai giovani è un insulto che non merita una risposta. Hanno mosso 14 miliardi, non si sa bene per cosa, e a noi propongono di lavorare gratis». E il capitolo abitativo, «hanno costruito senza freni, cemento su cemento, distrutto il territorio ma chi è senza casa è ancora lì, senza speranza e senza futuro».

Insomma Expo «è il paradigma di tutte le contraddizioni e di tutti i problemi di questo tempo».

Quando affronto il tema più caro ai media in questi giorni, i black bloc, gli animi si infiammano. «Voi giornalisti siete ossessionati», attacca Flavio, «se cercate del nero andate a Casa Pound. Qui non ce n’è».

Martina prova a spiegare, «esistono momenti in cui la gente è arrabbiata e reagisce contro la repressione della forza pubblica. Tutto qui. Nessun blocco nero. Hanno il volto coperto perché in questo Paese se sfondi una vetrina prendi anche 8 anni di carcere, mentre chi fa bancarotta, evasione fiscale o scarica veleni nell’acqua e nei campi non paga mai».

Flavio però vuole mettere i puntini sulle “i” e torna alla carica, «dì questo ai tuoi colleghi: i black bloc sono i loro vicini di casa, le loro domestiche, gli operai che gli aggiustano la macchina e le casalinghe che comprano i prodotti che pubblicizzano i loro giornali. È questo il senso del passamontagna. Non si sa chi ci sia sotto. Il Blocco Nero è la società in disagio che si è stufata di essere sfruttata».


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