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Nepal: parlano gli operatori di Save the Children sul posto

Lo staff di Save the Children, presente in Nepal con 400 persone racconta il secondo terremoto che ha messo in ginocchio il Paese, spiegando quali sono le nuove emergenze e la lotta contro il tempo per assicurare a tutti un riparo prima dei monsoni

di Ottavia Spaggiari

Un colpo durissimo per il Paese, così Sudarshan Shrestha, direttore della comunicazione di Save the Children, Nepal, ha definito la seconda drammatica scossa di martedì, superiore ai 7 gradi della scala richter. “E’ successo proprio due settimane dopo il primo devastante terremoto del 25 aprile, proprio mentre le persone stavano cercando di rimettersi in piedi,” racconta Shrestha che durante la scossa del 12 maggio si trovava in un ospedale di Kathmandu, dove aveva accompagnato un giornalista tedesco per intervistare i medici locali sulle pratiche utilizzate durante l’emergenza. “Siamo scappati fuori dall’edificio, le persone erano sconvolte, davvero terrorizzate. Abbiamo poi visto arrivare alcune ambulanze, sappiamo che ci sono state almeno 15 vittime. E’ facile capire l’impatto psicologico che questo secondo terremoto avrà sulla popolazione locale, già molto provata.” A confermare l’impatto anche emotivo che questo secondo terremoto avrà sulle persone anche Gemma Gillie, responsabile della comunicazione nelle emergenze umanitarie, di Save the Children international, arrivata a Kathmandu il 2 maggio scorso: “Abbiamo sentito alcune scosse di assestamento negli ultimi giorni, pensavamo che questa fosse una di queste, ma è stata molto più forte e più lunga.”

In questo momento per Save the Children la priorità è garantire alle persone che sono rimaste senza casa un riparo, cibo, acqua e servizi igienici. “Molte delle case che erano state danneggiate durante il terremoto del 25 aprile, sono crollate dopo la scossa del 12 maggio,” spiega Shrestha, “prima di tutto adesso dobbiamo riuscire a portare gli aiuti alle comunità più isolate, quelle che non eravamo ancora riusciti a raggiungere”. Come racconta anche Gemma Gillie, infatti, diversi villaggi sono estremamente isolati, “Portiamo gli aiuti letteralmente a mano, camminando ore sui sentieri di montagna.”

Tra i temi più caldi nell’emergenza anche la sicurezza dei bambini, l’allerta sui trafficanti di esseri umani, che potrebbero sfruttare il caos post-sismico per i propri scopi, infatti è altissima.

“Abbiamo una squadra di persone impegnate proprio sul fronte della protezione dei minori e un piano per aprire dei centri scolastici temporanei, così che i bambini possano avere un luogo sicuro dove poter continuare ad imparare,” spiega  Gemma Gillie.

Tra le nuove difficoltà che gli abitanti dovranno affrontare, i monsoni, previsti per l’inizio di giugno. “Dobbiamo fare in modo che tutti abbiano un riparo il prima possibile, prima dell’arrivo dei monsoni,” racconta Sudarshan Shrestha. “Si tratta di un’enorme corsa contro il tempo.”


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