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Cooperazione & Relazioni internazionali

Se i profughi arrivano via terra (ma nessuno se ne accorge)

La Macedonia è sull'orlo di una guerra civile, nel frattempo, la Serbia ha già schierato la guardia nazionale lungo il confine. Ma la via balcanica dell'emigrazione continua a essere la meno "attenzionata" e la più battuta da afghani, irakeni, africani, siriani e persino cinesi: tra gennaio e aprile di quest’anno, sono già 39.482 i migranti che hanno percorso questa strada, con un aumento degli arrivi in Italia del 107%. Con una particolarità: chi arriva via terra, ha come meta l'Italia. Chi arriva via mare, la considera solo una zona di transito.

di Marco Dotti

In pochi anni, è cresciuto di oltre il 50% il numero di persone considerate dall’Onu come «migranti internazionali». Siamo inoltre passati da 154 milioni di persone – tanti erano i migranti stimati nel 1990 –, pari al 2,9% della popolazione mondiale, a 232 milioni – tanti ne sono stati stimati nel 2013 -, con un incremento radicale negli ultimi anni.

Ciò che è rimasto costante – negli ultimi quarant’anni, all’interno di un flusso che è regolarmente cresciuto in termini assoluti – è il numero dei migranti per ragioni economiche, i global migrant workers, pari a circa il 3% della forza lavoro complessivamente disponibile sul pianeta.

È cambiata la direzione del flusso, dei migranti economici, ma la costanza del dato, che si attesta su circa 105 milioni di persone in movimento nel mondo per queste ragioni, rende inverosimili molte delle peggiori retoriche legate all’immagine dell’invasione.

L’Europa accoglie, oggi, la quota maggiore, pari al 31,3% del totale, di questi migranti globali. 

Alcuni numeri e due vie di fuga

Per capire la situazione proviamo a muoverci tra i numeri. C’è chi, nei dibattiti, poggiandosi su vecchie previsioni dei Servizi di sicurezza, parla di un milione di migranti pronti a partire dalle coste dell’Africa del Nord e chi di due milioni.

Le cifre, per quanto indicative di un dramma, sono però ben diverse. È molto importante, per capire un’emergenza e, di conseguenza, affrontarla, riferirsi a fonti affidabili. Frontex (Agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europea)  è l’istituzione europea, con sede a Varsavia, preposta al controllo dei flussi migratori e delle frontiere.

Scopo di Frontex è quello di coordinare il pattugliamento delle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione europea, monitorando i flussi migratori. Proprio i dati raccolti da Frontex – fermi per ora al mese di marzo – permettono ai decisori europei di valutare, in termini quantitativi, il numero di migranti che hanno effettivamente varcato i confini dell’Unione europea. Ciò che ancora manca, è una comprensione qualitativa di questa tragedia.

La rotta del Mediterraneo

Via mare, due sono le rotte principali seguite dai flussi migratori: la “Central Mediterranean Route”, che dalle coste dell’Africa del Nord ha Lampedusa come metà d’attracco e la “Western Mediterranean Route”, che ha le coste spagnole come mete.

Scorrendo le mappe preparate da Frontex scopriamo così che, tra gennaio e aprile 2015, sono stati 26.257 i migranti che hanno “scelto” la rotta del Mediterraneo centrale, avendo come meta Lampedusa e Malta, nel tentativo di entrare in Europa.

Le coste della Libia sono solo un punto d’arrivo per i migranti, dopo una lunga migrazione interna, via terra, nel cuore dell’Africa. Questo porta a capire come vi sia un’emergenza dentro l’emergenza: sono moltissimi, infatti, i profughi che perdono la vita in attesa di raggiungere l’avamposto della loro meta, la Libia. Le nazionalità prevalenti, su questa rotta, sono: Eritrea (5.118 persone), Somalia (3818 persone), Nigeria (2544 persone).  In totale, nel 2014, a seguire questa rotta sono state 170.760 persone, con un incremento radicale rispetto agli anni precedenti.  

La rotta dei Balcani

C'è poi una terza via, lasciata in ombra nel dibattito attuale:è la via dei Balcani occidentali, la Western Balcan Route.

Le migrazioni, qui, avvengono via terra: spesso a piedi, ma il più delle volte i migranti sono stipati in camion o vagoni ferroviari. Tra gennaio e aprile di quest’anno, sono già 39,482 i migranti che hanno percorso questa strada. Nei primi quattro mesi del 2015, sulla rotta balcanica si è registrato l’intero flusso dell’intero 2014. La provenienza di questi migranti è soprattutto dalla Siria, dall’Afganistan e dal Kosovo. 

Il 14 aprile scorso, proprio in Macedonia, 14 migranti persero la vita, investiti da un treno, mentre cercavano di superare il confine camminando sulle rotaie.   Ciò detto, va ricordato che le stesse popolazioni dell'area balcanica hanno cominciato a spostarsi. In pochi mesi, quasi quattromila persone hanno lasciato il Montenegro per raggiungere la Bassa Sassonia, segno che l'area è in fibrillazione.

Lo è a tal punto che gli arrivi di migranti in Italia dalla rotta balcanica, attraverso il Friuli Venezia Giulia, dove è semplicissimo entrare, non essendovi più frontiere con la Slovenia, sono aumentati del 107 per cento.

Per chi arriva via mare, l'Italia è spesso solo una zona di transito, verso la meta (Germania, solitamente), ma chi arriva via balcani, in Italia rimane. Sono per lo più irakeni, kurdi, arghani, siriani. 

Entrambe le rotte, via mare e via terra, via Mediterraneo e via Balcani, sono gestite da un cartello transglobale – in Egitto, in Ministero dell’Interno ha cominciato a usare la parola “mafia” – che comprende miliziani, mercenari, politici locali, ma anche ex funzionari corrotti. Un business stimato in 34 miliardi di dollari l’anno.

[Immagine in copertina: migranti lungo il confine tra Grecia e Macedonia, nei pressi della città di Evzonoi]

twitter: @oilforbook

 


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