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Reis, l’Alleanza contro la povertà incontra il ministro Poletti

Come abbiamo documentato sul numero di Vita in edicola un cartello di 33 organizzazioni sociali propone un piano concreto e fattibile contro la povertà, il Reddito di inclusione sociale. Oggi lo presenteranno al ministro del Lavoro

di Redazione

Un tesoretto che potrebbe trasformarsi in un tesoro, soprattutto per i 6 milioni di poveri assoluti italiani. Quel miliardo e 600 milioni che il premier Renzi ha annunciato di essersi ritrovato tra le mani grazie alla maggiore flessibilità di bilancio concessa dall’Europa e dal rapporto deficit/Pil che si è rivelato migliore del previsto, potrebbe quindi essere utilizzato per tradurre in pratica il reddito di inclusione sociale (Reis). Promosso dall’“Alleanza contro la povertà”, una galassia di 33 grandi organizzazioni ed enti locali che per la prima volta in Italia si sono unite per un obiettivo comune e ambizioso: strappare dalla morsa dell’indigenza «i più poveri tra i poveri», utilizzando come unico criterio per definire i beneficiari quello della mancanza di risorse, senza corsie preferenziali per nessuna categoria, né anziani, né famiglie numerose, né disoccupati o esodati.

Potrebbe essere questa la volta buona?
Lo sapremo oggi quando a Roma, dalle 17, ci sarà un incontro tra il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti e l'Alleanza. Il programma (in allegato) prevede la tavola rotonda “Lotta alla povertà e all’impoverimento: Reddito di Inclusione Sociale”, l'intervento del Ministro e le conclusioni del presidente Acli Gianni Bottalico.

In cosa consiste il Reis? Lo spiega, sul numero di Vita in edicola, Cristiano Gori, docente di Politica sociale all’Università Cattolica e ideatore di questa versione del reddito di cittadinanza. «Visto che la lotta contro la povertà è stata riconosciuta come uno degli obiettivi dell’Unione europea, è probabile che i vincoli di bilancio richiesti dalla Ue si possano allentare proprio per raggiungere questo obiettivo».

Ma quali e quante risorse servirebbero davvero, e spalmate su quante annualità?
«Le risorse complessive richieste a regime sono pari a circa 7 miliardi l’anno», continua il professore, «ma anche se, per ipotesi, fossero tutti a disposizione subito servirebbe comunque un articolato piano pluriennale, per una questione di sostenibilità economica e organizzativa». L’idea del Reis che fa capo all’Alleanza contro la povertà, infatti, non è calata dall’alto ma prevede un coinvolgimento diretto di Comuni e Terzo settore, per arrivare a incidere più efficacemente sul territorio. E si sa che, soprattutto a livello di welfare locale, per assimilare il cambiamento, sviluppare servizi innovativi e ampliare l’organizzazione degli stessi serve un orizzonte temporale più ampio. «Per il Reis quattro anni», quantifica Gori, «in cui attuare investimenti crescenti e allargare gradualmente la platea dei beneficiari».

Un percorso definito
Ma ecco cosa prevede il percorso di questa versione del reddito di cittadinanza, a introduzione graduale e dall’orizzonte ben definito. Nel primo anno di attuazione – che l’Alleanza spera possa essere già il 2016 – la cifra da stanziare sarebbe più o meno quella del tesoretto (poco meno di 1,8 miliardi) per poter raggiungere fin da subito il 37% del target della misura, pari al 2% del totale della popolazione italiana. Di queste risorse, 400 milioni andrebbero destinati a Comuni e organizzazioni del Terzo settore per lo sviluppo di percorsi e iniziative di welfare locale. Nel secondo anno del piano di attuazione, la platea dei beneficiari toccherebbe il 65% del target per una spesa stimata in 3,5 miliardi; il terzo anno si arriverebbe all’84% dei destinatari con altri 5,3 miliardi per arrivare infine al quarto anno – il primo in cui lo strumento andrebbe a regime – alla spesa annuale necessaria di circa 7 miliardi (di cui 1,6 miliardi da investire in servizi alla persona) per raggiungere la totalità di coloro che vi accederanno, che rappresentano il 4,5% dell’intera popolazione italiana. Le soglie al di sotto delle quali si ha diritto al Reis, modulate sulla base dei componenti il nucleo familiare e risultato di una sintesi dei vari livelli di povertà elaborati dall’Istat, ammontano a 400 euro mensili per una persona sola, poco meno di 630 per 2, circa 800 per 3, poco meno di 1000 per 4 e quasi 1.300 euro per una famiglia di 5 persone.

Chi guadagna meno di queste cifre, potrebbe dunque ricevere il Reis, il cui importo è pari alla differenza tra la soglia e il reddito delle famiglie. Ma – attenzione – non si tratta solo di un aiuto economico: «Al trasferimento monetario si accompagna l’erogazione di una serie di servizi», precisa il professor Gori, «che possono essere di  tipo sociale, sociosanitario o educativo. E gli utenti in grado di lavorare devono cercare un impiego e frequentare percorsi formativi o di inclusione nel mercato del lavoro».


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