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Oxfam: colera e dissenteria tra i profughi burundesi

Rilevato un primo focolaio che ha colpito 20 persone, mentre le Nazioni Unite segnalano oltre mille casi di dissenteria acuta. Sovraffollamento e mancanza di acqua potabile tra le cause nei campi profughi allestiti in Tanzania

di Redazione

Sono sempre più gravi le condizioni sanitarie dei profughi burundesi che sono fuggiti in Tanzania. A lanciare l’allarme Oxfam. A seguito dei violenti scontri delle scorse settimane, uomini, donne, bambini e anziani hanno attraversato il lago Tanganica e ora sono costretti a vivere in condizioni di sovraffollamento nei campi allestiti nella parte occidentale della Tanzania. Per l’ong si tratta di una situazione che non fa che accrescere il rischio di diffusione di malattie ed epidemie tra la popolazione.

Oxfam, infatti, segnala in un comunicato che sono già 20 i casi di colera confermati e «solo nei campi profughi di Kagungua e Nyarugusu: sovraffollamento, mancanza di acqua pulita e scarsità di strutture igienico sanitarie fra le cause che hanno consentito alla malattia di insinuarsi fra i 40mila profughi burundesi che qui hanno trovato rifugio, inclusi quelli arrivati nella città di Kagunga al confine con la Tanzania». Un dato che si somma ai 1.057 casi di acuta dissenteria rilevati dalle Nazioni Unite nei campi profughi di Nyarugusu, dello stadio Lake Tanganyika e di Kagunga, dove i rifugiati restano in attesa di un essere trasportati in imbarcazioni verso le strutture adibite ad accoglierli.

«C’è urgente bisogno di acqua pulita, materiale medico e servizi igienici adeguati», afferma Silvia Testi, responsabile dell’Ufficio Africa di Oxfam Italia. «Non possiamo permettere che la crisi in Burundi passi sotto silenzio. Gli scontri nel paese stanno continuando: il numero di rifugiati, che sono già oltre 105mila, potrebbe aumentare nei prossimi giorni, incrementando il rischio di diffusione di malattie. In questo momento le strutture mediche sono messe a dura prova dal numero di persone ammalate: una risposta rapida e tempestiva è essenziale per prevenire la diffusione di epidemie causate dall’uso di acqua non potabile».

Al momento Oxfam è al lavoro con il partner locale Twesa per installare postazioni d’acqua corrente nella spiaggia di Kagunga (nella foto di apertura), e sta costruendo latrine per ridurre il rischio di diffusione di malattie. L’associazione umanitaria inizierà presto a lavorare anche a Nyagurusu per incrementare la fornitura di acqua corrente e installare latrine d’emergenza per fronte all’aumento dei rifugiati. Circa 22mila rifugiati sono stati trasportati dal campo di Kagunga a quello di Nyagurusu, dove sono temporaneamente alloggiati in case e scuole nell’attesa che le associazioni umanitarie riescano a costruire strutture adeguate.

Foto: Oxfam/James Akena


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