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Cooperazione & Relazioni internazionali

Malesia: continua la crisi dei migranti

Al confine con la Thailandia, la polizia malese ha scoperto 139 fosse, alcune comuni, in cui si sospetta siano stati seppelliti i corpi dei migranti provenienti da Bangladesh e Birmania. Secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, dopo il giro di vite del governo Thailandese sono molti i migranti rimasti bloccati nella Giungla in condizioni disperate

di Redazione

Sono 139 le fosse scoperte in Malesia, al confine con la Thailandia, in cui si sospetta che sarebbero state seppellite le salme dei migranti che cercavano di entrare in Malesia, in 28 campi utilizzati dai trafficanti di essere umani durante il viaggio.

Diversi migranti sopravvissuti ai lunghi, drammatici viaggi della speranza, avevano raccontato ai microfoni della BBC di essere stati trattenuti in questi accampamenti improvvisati, dai trafficanti che chiedevano più soldi per poter continuare il proprio viaggio.

Da anni infatti i trafficanti utilizzano la giungla tra il sud della Thailandia e il Nord della Malesia per far passare i migranti, la maggior parte dei quali provengono dal Bangladesh e, soprattutto, dalla Birmania da dove migliaia di appartenenti alla minoranza musulmana rohingya fuggono le oppressioni del governo.

L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) ha dichiarato che diverse persone sono state ritrovate disperse nella Giungla dal giro di vite del governo hlandese, “Sono persone scheletriche, che non riescono più a sostenere il peso del proprio corpo,” ha dichiarato alla BBC Jeffrey Labovitz, a capo della missione thailandese dell’OIM. “Per i trafficanti non sono più una merce utile, ma servono agli altri da esempio, per far vedere che devono pagare.”

I 28 campi sono stati trovati su 50 chilometri del confine ed erano a poche centinaia di metri dal luogo in cui, un mese fa, erano stati ritrovati i resti di altri corpi di migranti. Proprio il ritrovamento del mese scorso in Thailandia, aveva spinto il governo al giro di vite sui controlli dei propri confini, in seguito al quale diversi trafficanti, proprio per sfuggire alla polizia, avevano abbandonato decine di barche con migliaia di persone a bordo, in mezzo al mare.

(Ne avevamo parlato qui)

Una vera e propria emergenza umanitaria, come era stata dichiarata dallo Human Rights Watch, che nessuno dei governi vicini voleva affrontare. Per settimane infatti Thailandia, Indonesia e Malesia avevano rifiutato di  farsi carico dei migliaia di uomini, donne e bambini rimasti a largo delle coste, nonostante le condizioni tragiche delle barche in cui si trovavano. Solo la scorsa settimana, dopo diverse pressioni da parte della comunità internazionale, l’Indonesia e la Malesia avevano accettato finalmente di offrire un rifugio temporaneo ai migranti, chiedendo però che venissero poi trasferiti in altri Paesi entro un anno.

Photo by Ulet Ifansasti/Getty Images


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