Attivismo civico & Terzo settore

Così l’ospedale di Papa Francesco globalizza la solidarietà

I protagonisti della cooperazione sanitaria dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù sono a Roma per progettare il futuro. È un settore cresciuto esponenzialmente nell'ultimo decennio, con già all'attivo 200 missioni in 20 Paesi e 30mila bambini ricoverati. Enoc: «Globalizzare la solidarietà per noi significa trasferire le nostre competenze al personale locale»

di Sara De Carli

La “globalizzazione della solidarietà” è un concetto molto caro a Papa Francesco, da ben prima dell’inaugurazione di Expo 2015. Il “suo” ospedale – l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, di proprietà della Santa Sede – lo fa fin dagli anni Ottanta, quando i suoi medici andarono a dirigere il reparto di pediatria dell’Ospedale Regina Elena di Asmara, in Eritrea.

Da quell’esperienza nacque la cooperazione sanitaria dell’OPBG, che solo negli ultimi anni conta 200 missioni internazionali in 20 Paesi, più di 30.000 ricoveri, 60.000 visite ambulatoriali e 8.000 interventi chirurgici effettuati. Tutti i protagonisti dei progetti di assistenza e cura dell’OPBG nei Paesi in via di sviluppo sono riuniti oggi a Roma per il Convegno “Globalizzazione della solidarietà. Raggiungere i bambini più bisognosi”: partecipano medici e infermieri dell’Ospedale pediatrico romano impegnati nelle missioni, rappresentanti della Santa Sede e delle comunità religiose che gestiscono gli ospedali con cui il Bambino Gesù collabora, i direttori e il personale medico delle strutture sanitarie locali, rappresentanti di Fondazioni e Organizzazioni non governative che forniscono il loro sostegno.

Mariella Enoc, che da febbraio presiede il Consiglio di amministrazione dell'Ospedale Bambino Gesù, ha aperto così i lavori: «Globalizzare la solidarietà è l’invito pressante che ci viene dal Santo Padre. L’Ospedale ha tra le sue missioni quella di andare a portare la sua conoscenza, la sua capacità di cura nei Paesi dove c’è più bisogno di solidarietà. In questi anni siamo riusciti a farlo con l’aiuto di molti sostenitori, a cui dobbiamo la nostra gratitudine. Il nostro obiettivo deve essere quello di aiutare a crescere le forze e le realtà locali, perché poi siano loro stesse a portare avanti queste iniziative. Globalizzare la solidarietà, nel nostro caso, significa soprattutto fare formazione, trasferire conoscenze e competenze».

Sono 9 i Paesi in cui medici e infermieri specializzati dell’Ospedale Pediatrico della Santa Sede sono attualmente in missione: Cambogia, Vietnam, Tanzania, Haiti, Russia, Giordania, Macedonia, Cile, Venezuela. Nel tempo sono stati realizzati interventi di cooperazione sanitaria anche in Libano, El Salvador, Montenegro, Albania, Perù, Siria, Eritrea, Palestina, Benin, Kurdistan e Georgia. Nel corso di oltre 200 missioni sanitarie, gli specialisti del Bambino Gesù hanno trattato migliaia di bambini con problemi cardiaci, affetti da HIV, con patologie neurologiche, neonatali e dermatologiche gravi e, in alcuni casi, molto rare. Alcuni piccoli pazienti sono stati sottoposti a interventi di chirurgia plastica e a trapianto di rene. Complessivamente sono state effettuate oltre 60.000 visite ambulatoriali, 8.000 interventi chirurgici e 30.000 ricoveri.

Globalizzare la solidarietà, nel nostro caso, significa soprattutto fare formazione, trasferire conoscenze e competenze

Mariella Enoc

Negli ultimi anni, in base ad una serie di accordi internazionali, oltre 100 bambini con patologie non trattabili nei loro Paesi di origine sono stati curati al Bambino Gesù di Roma. Tra questi, 30 pazienti cardiopatici provenienti da Vietnam, Cambogia e Tanzania e 26 piccoli venezuelani, affetti da patologie onco-ematologiche, sottoposti a trapianto di cellule staminali emopoietiche. Sempre nella sede di Roma sono stati formati 144 tra medici e infermieri provenienti da Paesi in via di sviluppo, mentre altre 106 persone, tra amministrativi e personale sanitario, sono state formate in loco.

L’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù conta oggi su un servizio che gestisce e coordina l’attività sanitaria in ambito internazionale, settore che è cresciuto esponenzialmente nell’ultimo decennio. Tutti i progetti vengono realizzati secondo principi di sostenibilità e adottando le modalità operative della più moderna cooperazione internazionale. Fra i progetti più recenti c’è la realizzazione, nel 2013, di un reparto di urologia e nefrologia in Vietnam, al National Pediatric Hospital di Hanoi, dove è stato eseguito il primo trapianto pediatrico di rene da donatore vivente. Negli ultimi due anni sono stati visitati complessivamente oltre 20.000 bambini; circa 1.700 i ricoveri.

Recentissimo, nel 2014, l’avvio del Centro di Neuroriabilitazione nell’Ospedale Italiano di Karak, in Giordania, gestito dalla comunità delle Suore Comboniane. È dotato di una sala per la riabilitazione di piccoli pazienti con patologie neurologiche e i bambini che stanno seguendo un percorso personalizzato sono assistiti da personale sanitario locale formati dai medici del Bambino Gesù. Nel primo anno di attività del Centro sono stati visitati già 500 bambini.

In copertina, una visita pediatrica presso il Centro di Neuroriabilitazione nell'Ospedale Italiano di Karak, in Giordania.


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