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L’arte come cibo

E' il tema della 25esima edizione della Miniartextil, mostra internazionale di arte tessile contemporanea, che si svolge a Como, presso la ex chiesa di San Francesco, a Cernobbio, a Villa Bernasconi, e a Milano, nel foyer dell'Auditorium Testori.

di Cristina Barbetta

“L’arte deve diventare cibo da offrire a una mensa comune”.
E’ un pensiero dell’artista sarda Maria Lia a ispirare la 25esima edizione della Miniartextil, mostra internazionale di arte tessile contemporanea, che quest’anno ha il titolo di Invito a Tavola.

Organizzata dall’associazione culturale Arte&Arte di Como, la rassegna vuole richiamare i temi di EXPO Milano 2015 Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita, e ha invitato oltre 70 artisti internazionali di 25 Paesi a confrontarsi su di essi.
Invito a Tavola è aperta al pubblico fino al 21 giugno, e si svolge in tre sedi: nell’ex chiesa di San Francesco a Como, a Villa Bernasconi a Cernobbio e nel foyer dell’Auditorium Testori a Milano, dove è esposta l’installazione “Food for the spirit. La cultura è un cibo nutriente”, realizzata dall’ artista veneta Anna Moro Lin assieme al gruppo Verdeacqua.
Miniartextil, ideata da Nazzarena Bortolaso e Mimmo Totaro e curata dal professor Luciano Caramel, ha carattere itinerante: nel 2016 Invito a Tavola sarà a Montrouge (Parigi), Caudry (Francia) e Venezia.
Ora, e fino al 15 settembre, la mostra è anche a Venezia (a Palazzo Mocenigo e presso il Museo del Vetro di Murano e il Museo del Merletto di Burano), con la sua 24esima edizione, Gea, dedicata al tema della terra.
Vita ha incontrato Paola Re, responsabile del coordinamento organizzativo di Miniartextil.

Qual è la filosofia di Miniartextil?
Miniartextil è l’unica rassegna di arte tessile contemporanea che si realizza in Italia da 25 anni e la sola in Europa a cadenza annuale.
L’arte tessile contemporanea è un linguaggio che rientra nell’arte contemporanea e in cui gli artisti utilizzano elementi o anche tecniche della tessitura, per cui le opere non sono realizzate solo con elementi tessili ma anche con altri materiali, come cera, maglia di acciaio, semi … L’esposizione, che nasce nel 1991 come esposizione di opere di piccolo formato (20x20x20 cm), i cosiddetti minitessili, dal 1997 affianca a questi anche installazioni di grandi dimensioni.
Nei 25 anni di storia della rassegna abbiamo esposto opere di grandi artisti riconosciuti a livello internazionale come Yinka Shonibare MBE, Willima Kentridge, El Anatsui, Magdalena Abakanowitz, Joseph Grau Garriga. Negli ultimi anni la nostra ricerca si è incentrata su artisti emergenti, come Claire Morgan, Gabriel Dawe, Yasuaki Onishi e Manuel Ameztoy, riconosciuti sulla scena internazionale. Miniartextil è una rassegna sperimentale non solo per la presenza di “nuovi” artisti”, ma anche perché gli artisti affermati da tempo non nascono come artisti tessili ma si sono cimentati con la tessitura e le sue tecniche nel corso degli anni.

A cosa si riferisce il tema dell’edizione di quest’anno?
L’arte è cibo nutriente per lo spirito e momento di condivisione. E’ il tema di Maria Lai, artista scomparsa nel 2013, per la quale tutti , in una mensa comune molto democratica, possono usufruire e condividere la bellezza dell’espressione artistica.

Ci sono artisti che in questa edizione hanno affrontato il tema del cibo dal punto di vista della denuncia sociale?
Sì, perché l’arte contemporanea è espressione del nostro tempo ed esprime un linguaggio da decodificare alla luce degli avvenimenti politici. Diversi artisti particolarmente sensibili al tema della fame e dell’emarginazione si sono cimentati su questi temi.
Come Erika Ward, artista scozzese, che nel suo minitessile Lifelines ha identificato i Paesi che hanno maggiore bisogno di aiuti alimentari nel mondo.

Anche Myriam Jawerbaum, artista argentina, nella sua opera Piangere di fame riproduce occhi come se fossero cibo in un piatto. E’ una denuncia rivolta alla politica e alla sperequazione nella distribuzione delle ricchezze.

Tra le grandi installazioni della chiesa di San Francesco La mesa esta servida , un tavolo in maglie di acciaio dell’artista di Bogotà Alvaro Diego Gomez Campuzano , “è una riflessione su scarsità e abbondanza, ricchezza e povertà”.

Marco Vido, artista comasco, ha realizzato tre grandi arazzi nella chiesa di San Francesco. Nella tela “Save the children” rappresenta in un ipotetico menu la carne, per condannare la tratta dei bambini e la loro presenza nei campi profughi.

Gli artisti spesso realizzano le opere in loco…
Sì, colgono l’essenza dell’edizione e la condividono,come nel caso dell'opera di Beili Liu, Recall, casa fatta di 600 strisce di paraffina e cera lavorate a mano e realizzate nella chiesa di San Francesco (nella foto di apertura). L’opera al termine della mostra sarà distrutta perché essendo di cera è un’opera effimera.

La foto di apertura e tutte le foto dell'articolo sono di Mattia Vacca. L'installazione in primo piano nella foto di apertura è Recall, di Beili Liu.

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Le foto della gallery sono di Mattia Vacca

Foto 1: Antonio Bernardo: L’apparecchiato tavolo, 2015
Foto 2: Jannick Deslauriers: Fracture, 2015
Foto 3: Michela Torricelli: Inseminazione alimentare
Foto 4: Minitessili.
Marco Vido: Babylon II, 2014
Foto 5. Andrée-Anne Dupuis Bourret: Proliferations 2014-2015
Foto 6 : Kendall Buster : Hexagonal Column Field for Chiesa di San Francesco a Como, 2015
Foto 7: Monika Teal: Crow, 2015
Foto 8: Maria Lai: Invito a tavola, 2004
Foto 9: L’opera in primo piano è di Beili Liu: Recall-Como, 2010/2015
Foto 10: Marie Helene Richard: Tavolo magnetico, 2015
Foto 11: Anna Paola Cibin: Nuoto d’Aria, 2014
Foto 12: Jason Pollen; Ancestors/Descendants, 2015
Foto 13: Carlo Pozzoni e Stefano Franzi: Sweet Concept 1 e Sweet Concept 2, 2015


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