Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Politica & Istituzioni

Jobs Act & disabili: le associazioni smentiscono la Camusso

Il presidente della Fand (coordinamento di Associazioni di disabili) Franco Bettoni smentisce le affermazioni di Susanna Camusso sulla possibilità per le aziende di assumere disabili per chiamata nominativa. E il segretario Cgil incassa anche le critiche di Maurizio Bernava della Cisl

di Redazione

«Non riteniamo che il mondo della disabilità sia minacciato dall’attuazione del Jobs Act. Anzi ci impegneremo a verificare che i nuovi strumenti offerti dalla delega amplino le possibilità di occupazione e permettano di superare le gravi lacune che già esistono da anni». Così il presidente Nazionale della Fand (Federazione Associazioni Nazionali Disabili) Franco Bettoni commenta le notizie di stampa che, all’indomani dell’approvazione delle bozze di decreto da parte del Consiglio dei Ministri, puntano il dito su alcune delle novità introdotte e in particolare sulla possibilità per le aziende di assumere disabili per chiamata nominativa.

Bettoni smentisce quindi la posizione del segretario generale della Cgil Susanna Camusso che ieri aveva affermato: «Arriva ora una nuova scoperta, forse la peggiore, perché colpisce i disabili. Ieri il Grande Fratello, oggi una norma di civiltà, che doveva dare diritti e integrazione alle persone portatrici di handicap, crea invece nuove discriminazioni: è un’ingiustizia soprattutto per i disabili più gravi. Le aziende infatti potranno scegliere i disabili da assumere, con chiamata nominativa, evitando di rispettare la graduatoria delle liste speciali dei Centri per l’impiego, stilata in base alle percentuali di gravità degli handicap. È quanto prevede l’articolo 6 del Jobs Act, contenuto nei decreti attuativi della legge di riforma del mercato del lavoro, che va a modificare la legge 68 del 1999, la legge per il diritto al lavoro dei disabili».

Secondo il presidente Fand, invece, «ad oggi più della metà delle assunzioni avviene mediante lo strumento delle convenzioni, che consente di diluire e programmare gli interventi, mentre la restante metà avviene già quasi interamente per chiamata nominativa. Solo il 7% delle assunzioni avviene per chiamata numerica. A voler guardare la questione in modo obiettivo, bisognerebbe piuttosto capire perché i centri per l’impiego non riescono a produrre numeri accettabili in termini di incontro tra domanda e offerta di lavoro. Nel 2013 per ogni quattro nuovi disabili iscritti alla lista del collocamento obbligatorio, e che vanno ad aggiungersi ai tanti che già ci sono da tempo, solamente uno trova effettivamente un lavoro. Ma se il termine di paragone sono gli iscritti, il calcolo è ancor più impietoso: un avviamento al lavoro ogni 36 iscritti al collocamento».

«Non si può certo dire che la riforma abbia intaccato un meccanismo funzionante», prosegue Bettoni, «e proprio per questo come Fand abbiamo condiviso la proposta del Governo. Ne abbiamo lungamente discusso in seno all’Osservatorio Nazionale sulla Disabilità, nel quale sono state rappresentate tutte le diverse esigenze in ballo, prima fra tutte quella di garantire alle persone disabili le più ampie possibilità di inclusione». «Ciò non toglie», conclude il Presidente della Fand, che la normativa andrà monitorata nel tempo. I centri per l’impiego andranno rafforzati con tutti gli strumenti messi ora a disposizione dal decreto: attorno ad essi deve crearsi quella rete di soggetti e servizi indispensabile per un loro efficace funzionamento e, in questo senso, l’istituzione dell’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive sarà uno strumento prezioso. Quanto alle semplificazioni è da escludere che esse possano facilitare l’elusione degli obblighi di assunzione e, se anche ciò dovesse avvenire, sarà nostro impegno rivendicare il diritto dei disabili ad una piena inclusione lavorativa».

Particolrmente critico il commento del Segretario confederale della Cisl Maurizio Bernava, intervenuto sulla questione Jobs Act e disabili con una nota. «Trascinare il dibattito sui temi del diritto al lavoro delle persone con disabilità in un clima di tensione politica ci sembra davvero poco opportuno e fuori luogo. Il Decreto Semplificazione del Jobs Act contiene al capo 1 il frutto di un intenso lavoro dell'Osservatorio Nazionale Disabilità, in cui associazioni e sindacati insieme hanno presentato analisi e proposte» scrive Bernava. «Previsioni come la banca dati e le linee guida sul collocamento mirato, nonché un accesso ai finanziamenti del fondo nazionale più rapido e prolungato proprio per le disabilità psichiche», sottolinea, «ci sembra che rappresentino importanti passi in avanti nel necessario rinnovamento dell'impianto della vigente legge 68. Semmai il problema è rappresentato oggi dall'insufficienza ed inefficacia dei servizi per l'impiego e per il lavoro, oggetto di riforma, e da alcuni interventi di piena attuazione della Convenzione Onu che non hanno ancora trovato accoglimento nel decreto».
«L'iter parlamentare che ora si apre e il decreto ministeriale che disciplinerà le linee guida saranno nuove occasioni per migliorare il testo attraverso un confronto di merito ed ispirato da intenti pragmatici e meno ideologici», conclude il Segretario Cisl.

Foto GettyImages


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA