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Cooperazione & Relazioni internazionali

Toia: «L’accordo non è abbastanza, ma è un compromesso»

La deputata europea del Pd Patrizia Toia spiega che «l'accordo raggiungo giovedì notte al vertice europeo sul sistema di quote nella distribuzione dei rifugiati tra gli Stati membri dell'Ue ha aperto una breccia nel muro del Trattato Dublino. Non è ancora abbastanza ma è una prima volta fondamentale»

di Lorenzo Maria Alvaro

Uno scontro duro, poi l’accordo: durante il dibattito al Consiglio europeo sulla nuova politica Ue dell’immigrazione, il presidente del Consiglio Matteo Renzi avrebbe attaccato i colleghi che si erano espressi contro l’obbligatorietà della ripartizione dei richiedenti asilo da Italia e Grecia. «Se non siete d’accordo sui 40 mila non siete degni di chiamarvi Europa», avrebbe detto Renzi per poi aggiungere: «Se questa è la vostra idea di Europa, tenetevela. O c’è solidarietà o non fateci perdere tempo». Poi però l’accordo è arrivato: il presidente del Consiglio Ue Donald Tursk ha annunciato al termine del summit che l’intesa tra i Ventotto è stata raggiunta per ridistribuire i 40.000 migranti dall’Italia e la Grecia in altri Stati membri dell’Unione nei prossimi due anni. A questi si aggiungeranno altri 20.000 in un accordo che sarà definito entro la fine di luglio dai ministri dell’Interno, e il meccanismo sarà operativo dopo l’estate. Un risultato ottenuto grazie all’appoggio del presidente della Commissione europea Juncker. Tusk si sarebbe invece espresso a favore dei Paesi dell’Est, quelli più duramente contrari alla ripartizione delle quote.

Dunque nella nottata è arrivata la tanto sospirata svolta. A commentarla ci pensa Patrizia Toia, eurodeputata Pd

«L'accordo raggiungo giovedì notte al vertice europeo non è pienamente quello che chiedeva l'Italia, né quello che voleva il Parlamento europeo, ma è un compromesso che aggiunge un altro tassello fondamentale alla costruzione di una vera e completa politica comune europea sull'immigrazione. Fino a giovedì quasi tutti i commentatori davano per persa la battaglia per introdurre un sistema di quote nella distribuzione dei rifugiati tra gli Stati membri dell'Ue. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha dovuto usare anche i toni forti nei confronti dei colleghi. Si è rinunciato al principio dell'obbligatorietà, ma è riuscito comunque a non far passare neanche quello della totale volontarietà, così alla fine, alle tre di notte, un compromesso è stato raggiunto. Nei fatti quarantamila rifugiati saranno ridistribuiti tra i Paesi europei, e si tratta della prima volta che si passa dalle parole ai fatti nel superamento delle vecchie regole europee sull'immigrazione che, ricordiamolo, stanno nel Trattato di Dublino firmato da Maroni. Nel muro di Dublino è stata aperta una breccia. Ora toccherà ai ministri dell'Interno incontrarsi a luglio per definire i dettagli tecnici. È importante sapere che “identificazione” e “redistribuzione” e tutti i passaggi relativi per attuarle, implicano organizzazione di strutture e di modalità molto complesse e onerose. L'Italia sta preparando un piano di lavoro molto dettagliato per organizzare tutto ciò e anche su questo chiederemo il supporto concreto, di soldi e risorse, all'Europa. Accanto a questa gestione dell'emergenza, il Parlamento europeo continuerà il suo lavoro di riforma della politica europea sull'immigrazione con il rapporto di iniziativa sulla situazione del Mediterraneo, curato come co-relatrice dalla nostra eurodeputata Pd Cécile Kyenge. Un lavoro che si aggiunge alla tela diplomatica tessuta dall'Alto rappresentante Federica Mogherini per costruire una politica estera europea nel Mediterraneo. Renzi al summit, Mogherini in Commissione e noi delegazione PD all'Europarlamento. Un costante e tenace lavoro di squadra dell'Italia e del Pd che segna una novità positiva nella storia europea di questi anni quando l'Italia ha fatto poco sistema. Certo venerdì mattina alcuni titoli di giornale vedevano solo lo scontro sull'obbligatorietà delle quote, ma si sa, fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce».


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