Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Politica & Istituzioni

La disfida sui formaggi senza latte

«Difenderemo fino in fondo la qualità del sistema lattiero caseario italiano e la trasparenza delle informazioni da dare ai consumatori», dice il ministro Martina dopo le proteste di Coldiretti e Slow Food per la diffida Ue all’Italia

di Europa e Marina Moioli

Tiene banco la polemica con l’Ue che ha inviato una diffida all’Italia per togliere il divieto ai formaggi senza latte. Una imposizione che fa infuriare i produttori italiani, in testa la Coldiretti, mentre da più parti sono in tanti a chiedere di inserire di nuovo in etichetta l’obbligo di provenienza di ogni prodotto alimentare.

Oggi arriva anche una nota del ministro Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina. «Difenderemo fino in fondo la qualità del sistema lattiero caseario italiano e la trasparenza delle informazioni da dare ai consumatori. Ribadiremo alla Commissione europea la necessità di un intervento più approfondito sull'etichettatura del latte, che sappia rispondere meglio alle esigenze dei nostri produttori soprattutto dopo la fine del regime delle quote», scrive il ministro. «Non siamo disposti a fare passi indietro su questi principi. È importante comunque ribadire che non sono interessati da questa vicenda i nostri grandi formaggi Dop, per i quali non sarà mai possibile l'utilizzo di materie prime diverse da quelle previste dai disciplinari. Nel frattempo continueremo a portare avanti un lavoro di confronto con le organizzazioni agricole e con la filiera e gli altri Ministeri interessati per evitare penalizzazioni da parte dell'Unione europea».

Non si placano però le proteste contro la Ue che ha diffidato l’Italia dal proibire i formaggi senza latte con una lettera di costituzione in mora per chiedere la fine del divieto di detenzione e utilizzo di latte in polvere, latte concentrato e latte ricostituito per la fabbricazione di prodotti lattiero caseari previsto dalla legge nazionale fin dal 1974.

«Siamo di fronte all’ultimo diktat di una Europa che tentenna su emergenze storiche come l'emigrazione, ma che è pronta ad assecondare le lobby che vogliono costringerci ad abbassare gli standard qualitativi dei nostri prodotti alimentari difesi da generazioni di produttori», ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo Moncalvo. Dall’11 aprile del 1974, la legge n. 138 vieta l’utilizzo di polvere di latte per produrre formaggi, yogurt e latte alimentare ai caseifici situati sul territorio nazionale. «Una misura», precisa la Coldiretti, «che ha lo scopo di tener alta la qualità delle produzioni casearie italiane salvaguardando le aspettative dei consumatori, garantendo fino ad ora il primato della produzione lattiero casearia italiana che riscuote un apprezzamento crescente in tutto il mondo dove le esportazioni di formaggi e latticini sono aumentate in quantità del 9,3% nel primo trimestre del 2015».

La Commissione Ue, riferisce Coldiretti, con l'avvio della procedura di infrazione ritiene invece che la legge italiana a tutela della qualità della produzioni rappresenti una restrizione alla libera circolazione delle merci, essendo la polvere di latte e il latte concentrato prodotti utilizzati in tutta Europa. «In altre parole impone un adeguamento al ribasso con una diffida che, se accolta, comporterà uno scadimento della qualità dei formaggi e degli yogurt italiani, che metterà a repentaglio la reputazione del made in Italy». La Coldiretti ricorda infine che «si tratta solo dell'ultima trovata delle burocrazie dell'Ue da dove sono sono arrivate incomprensibili decisioni sulla tavola, che allontanano cittadini e imprese dall'Europa: dal vino senza uva al cioccolato senza cacao, fino alla carne annacquata. Ma sul mercato c'è anche il vino zuccherato e quello in polvere, mentre circa la metà della spesa è anonima».

Anche Slow Food è intervenuta nel dibattito. «L’Italia dell’agroalimentare di qualità ancora una volta subisce un attacco sleale, e stavolta a essere colpito al cuore è il settore che più di tutti rappresenta la biodiversità e il savoir-faire del nostro paese: il formaggio. Il pressing arriva dalla Commissione europea con una lettera di diffida che chiede all’Italia di abrogare la legge nazionale 138 dell’11 aprile 1974. Una norma italiana di cui andare fieri che vieta l’uso di latte in polvere, latte concentrato e latte ricostituito per fare yogurt, caciotte, robiole, mozzarelle. Secondo Bruxelles tale provvedimento rappresenterebbe una restrizione alla “libera circolazione delle merci. Auspichiamo che il Governo italiano difenda questa normativa che ci ha consentito fino a oggi di consumare ed esportare prodotti che non hanno eguali nel mondo», è il commento di Piero Sardo, presidente della Fondazione Slow Food per la Biodiversità. E conclude: «Dopo il cioccolato senza burro di cacao e il vino senza uva, le grandi industrie provano ad attaccare un altro settore di punta dell’agroalimentare italiano, secondo una logica al ribasso che danneggia pesantemente il nostro Paese. Se questa nuova istanza venisse accolta, il comparto lattiero-caseario di qualità, già schiacciato dai prezzi del latte troppo bassi e dalle difficoltà della produzione per chi va in alpeggio, subirebbe un grave contraccolpo».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA