Cooperazione & Relazioni internazionali

Srebrenica: la Russia minaccia di non riconoscere il genocidio

La Russia rifiuta di chiamare Srebrenica genocidio e minaccia il veto sulla risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu per riconoscere come genocidio il massacro di Srebrenica, nel quale sono stati trucidati 8mila uomini e ragazzi musulmani bosniaci per mano delle milizie serbe, in quella che avrebbe dovuto essere una zona protetta dalle Nazioni Unite

di Redazione

Non c’è pace per i morti di Srebrenica. A vent’anni dall’anniversario del massacro del luglio ’95, il consiglio di sicurezza dell’Onu ha ritardato il voto sulla proposta avanzata dalla Gran Bretagna che intende condannare il massacro avvenuto durante la guerra il Bosnia, come “genocidio”, dopo che la Russia ha dichiarato che avrebbe rifiutato di approvare questa misura. I sostenitori della risoluzione avevano sperato nell’approvazione all’unanimità, mercoledì per ricordare il 20esimo anniversario dal massacro, da parte dei serbi bosniaci di 8mila uomini e ragazzi musulmani, che, insieme alle donne, avevano cercato rifugio nella base militare dell’Onu di Potocari. Secondo l'Associated Press i leader serbi, che hanno legami culturali e religiosi comuni alla Russia, avrebbero portato avanti una campagna di lobby con Putin, convincendolo a mettere il proprio veto. Martedì sera il leader della Repubblica Serba di Bosnia ed Ervegovina, Milorad Dodik ha dichiarato ai media locali il proprio disappunto: “Il testo della risoluzione è così strutturalmente sbagliato che non può nemmeno essere corretto. La Russia si sta comportando coerentemente con quanto abbiamo discusso.”

Il governo Serbo ha confermato il rifiuto della risoluzione delle Nazioni Unite ma ha comunque accettato di partecipare alla cerimonia di commemorazione, inviando il Primo Ministro Aleksandar Vucic . “Rappresenterò una Serbia che è capace di ammettere che alcuni indvidui hanno commesso dei crimini,” ha dichiarato Vucic, sottolineando però che “Non si tratta di una colpa collettiva,” e che la risoluzione avrebbe aperto nuove divisioni e “riaperto le trincee dell’odio”.

L’ambasciatrice bosniaca delle Nazioni Unite Mirsada Colakovic, aveva informato i membri del consiglio dell’intenzione della Russia di porre il proprio veto.

Il voto del Consiglio che era inizialmente previsto per martedì mattina, è slittato a mercoledì per via delle continue discussioni sul testo. La Russia ha anche redatto una risoluzione che non menziona né Srebrenica, né il termine genocidio, che il vice-ambasciatore russo all’Onu ha definito “più generale e conciliante”.

In una lettera del 2 luglio, inviata a Mladen Ivanic, rappresentante serbo della presidenza tripartita della Bosnia, l’ambasciatore britannico alle Nazioni Unite, Matthew Rycroft, ha sottolineato che non si tratta di una risoluzione anti-serba e che il giudizio di genocidio va riferito agli individui responsabili, non ad un intero popolo, ricordando che, in realtà, il tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia nel 2004 e la corte internazionale di giustizia, nel 2007, hanno determinato che la strage di Srebrenica è stata di fatto genocidio. “Non si tratta di un’affermazione politica, ma di un fatto legale.” Ha scritto Rycroft. “Ciò che è accaduto a Srebrenica è stato il crimine peggiore commesso in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale.”


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