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L’“Operazione Sedia a Rotelle” e quell’umanità riscoperta

La storia di un'indagine diventata da investigativa a sociale. Il sergente Mark Horsley della polizia di Vancouver travestitosi da disabile per pizzicare dei rapinatori ha conosciuto il lato umano della città e ha deciso di raccontarlo

di Lorenzo Maria Alvaro

«La comunità mi ha accettato immediatamente. Un ragazzo si è fermato e mi ha chiesto il permesso di pregare per me. Un altro ha visto dei soldi che mi spuntavano dal portafogli: si è avvicinato, mi ha chiuso la chiusura lampo e mi ha suggerito di fare più attenzione. Quando dicevo alle persone che non ero in grado di contare il resto, pensavo mi avrebbero truffato. Invece nessuno si è mai approfittato di me».

È il racconto del sergente Mark Horsley della polizia di Vancouver. Non si tratta di una storia come le altre. Il poliziotto stava indagando su una serie di furti e rapine ai danni di persone disabili in sedia a rotelle. Così ha deciso di fingersi paralizzato e provare a cogliere i malfattori sul fatto. Ecco che nasce l'“Operazione Sedia a rotelle”.

Dei malviventi nessuna traccia. Ma Horsley qualcosa scopre. Un'insospettabile clima di rispetto e solidarietà nei confronti dei disabili che lo segnerà profondamente, tanto da girare un video (in copertina) per raccontare l'accaduto.


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