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Bettoni: «Nove morti a Modugno sono le conseguenze di un lavoro insicuro»

Il presidente dell'Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro commenta l'esplosione nella fabbrica di fuochi d'artificio Bruscella chiedendo ai media di non far cadere l'oblio su questa strage e alle istituzioni impegni precisi per la prevenzione perché non si muoia più lavorando

di Redazione

«Mentre piangiamo con le famiglie che hanno perduto i loro cari nell’esplosione della fabbrica di fuochi d’artificio Bruscella per la strage più grave dell’ultimo trentennio (dopo quella che si verificò nei cantieri del porto di Ravenna nel 1987 dove persero la vita 13 operai asfissiati all'interno della nave gasiera Elisabetta Montanari della Mecnavi), chiediamo a tutti i media di non far calare il velo dell’oblio su questa strage, che a differenza di altre non vede coinvolti né alti dirigenti di grandi imprese né grandi gruppi industriali, affinché tutti possano meglio riflettere su quali sono le conseguenze e quanto ognuno può fare perché non si muoia più a causa del lavoro», dichiara il Presidente Anmil Franco Bettoni.

«Valutare e approfondire perché accadano certi incidenti, nonostante la nostra sia oggi una tra le più moderne e complete normative in materia di sicurezza, è di importanza fondamentale, perché si può capire cosa è stato trascurato e quali comportamenti hanno causato infortuni sempre prevedibili ed evitabili», aggiunge Bettoni.

«Sono diventati 9 e ci auguriamo che sia finita qui, ma noi che rappresentiamo oltre 400mila vittime del lavoro non vogliamo che questi morti siano attribuiti solo alla fatalità ed alla cattiva sorte, mentre lentamente la notizia sui giornali scompare, a differenza di altre che hanno davvero poco da insegnare e spiegare. Noi pretendiamo che i controlli non si fermino e che chi lavora sia preparato e adeguatamente formato, non solo sulla carta», specifica il Presidente dell’Anmil, «diventando partecipe e protagonista della propria e altrui sicurezza e incolumità».

«Troppe volte si finge di non vedere, si tralascia l’osservanza di quelle regole che vengono ritenute un costo e non un investimento, come confermano, peraltro, i dati diffusi dal Ministero del Lavoro lo scorso febbraio sull'attività di vigilanza dello stesso Ministero, Inps e Inail nel 2014, da cui è emerso che delle 221.476 aziende ispezionate, sono risultate irregolari oltre la metà, ben 142.132, ovvero il 64,1%; mentre i lavoratori totalmente in nero sono risultati 77.387, quindi il 42,6% dei 181.629 irregolari! Dati che purtroppo ricevono solo poche righe di attenzione e non scandalizzano nessuno, anziché diventare una dimostrazione di quanto poco si tenga in considerazione il rispetto dei lavorator», ribadisce Bettoni.

«Questa ennesima strage e il dolore di queste famiglie non possono non turbare la coscienza comune», aggiunge Bettoni, «poiché il sacrificio sul lavoro, la morte, la sofferenza dei lavoratori e dei loro familiari deve servire a salvare altre vite, mantenendo forte l’osservazione degli organi competenti puntando sulla continua informazione per una maggiore attenzione dell’opinione pubblica. L’importante è non far calare silenzi di comodo, che passano per forme di rispetto, per manifestazioni di pietà e di compassione. Il miglior modo per onorare la strage dei caduti sul lavoro è di parlarne a lungo, di lottare affinché le vittime non siano dimenticate, fino a quando non saranno scoperte le cause e corretti gli errori di tutti, di chi ha agito e di chi ha lasciato agire, senza prevedere i dovuti interventi a livello legislativo e amministrativo».

«Al Ministro Poletti ribadiamo l’esigenza assoluta di una immediata e più incisiva azione ispettiva coordinata, che faccia mettere la sicurezza sul lavoro tra le priorità del risanamento dell’economia del Paese e non venga vista dalle imprese una spesa che ne affatica e rallenta l’uscita dalla crisi», conclude il Presidente Bettoni, «mentre una campagna di sensibilizzazione e sostegno alle imprese che operano in sicurezza sarà utile a far sì che la prevenzione diventi un obiettivo strategico e un punto di forza che ne migliora la competitività».