Cooperazione & Relazioni internazionali

Neanche il Papa riesce a fermare l’esecuzione di Kelly

Nonostante il discorso di Papa Francesco al Congresso e il suo appello personale per chiedere la grazia, questa notte in Georgia è stata eseguita la condanna a morte di Kelly Gissendaner. Per il pomeriggio è fissata anche l'esecuzione di Richard Glossip, in Oklahoma. Negli USA circa 3mila persone sono nel braccio della morte.

di Redazione

Alle 00,21 di questa notte, quando in Italia erano le 6,21, un’iniezione letale ha spento la vita di Kelly Gissendaner, in Georgia. Non è bastato il pubblico appello di Papa Francesco al Congresso degli Stati Uniti di pochi giorni fa, né la lettera inviata personalmente dal Papa alle autorità dello Stato della Georgia, che potevano decidere sulla grazia: la procedura è andata avanti imperterrita, fino alla fine.

Ricordando la “regola d’oro” del «fai agli altri ciò che vorresti che gli altri facessero a te», Papa Francesco aveva invitato il Congresso a «rispondere in un modo che sia sempre umano, giusto e fraterno»; «questa convinzione mi ha portato, fin dall’inizio del mio ministero, a sostenere a vari livelli l’abolizione globale della pena di morte. Sono convinto che questa sia la via migliore, dal momento che ogni vita è sacra, ogni persona umana è dotata di una inalienabile dignità, e la società può solo beneficiare dalla riabilitazione di coloro che sono condannati per crimini. Recentemente i miei fratelli Vescovi qui negli Stati Uniti hanno rinnovato il loro appello per l’abolizione della pena di morte. Io non solo li appoggio, ma offro anche sostegno a tutti coloro che sono convinti che una giusta e necessaria punizione non deve mai escludere la dimensione della speranza e l’obiettivo della riabilitazione». Nelle ore successive Papa Francesco per mano del Nunzio apostolico Carlo Maria Viganò aveva inviato una lettera alle autorità della Georgia rivolta al caso di Kelly Gissendaner, «implorando» le autorità di commutare la pena di morte in una sentenza «che esprima meglio tanto la giustizia quanto la misericordia» (qui la lettera).

La Gissendaner, 46 anni, madre di tre figlie, è stata condannata per aver organizzato l’omicidio del marito nel 1997, insieme al suo amante. Mondo e Missione, che in queste ore ha seguito con grande attenzione la vicenda, riporta il commento di suor Helen Prejean, la religiosa in prima linea nella battaglia contro la pena di morte, resa famosa in tutto il mondo dal film Dead man walking (in foto): «La Georgia ha creato nuove vittime: le figlie di questa donna. Avevano già perso il padre, ora hanno perso anche la madre».

Per oggi pomeriggio alle 3 ora locale è fissata in Oklahoma un’altra esecuzione, ancora più controversa: quella di Richard Glossip, 52 anni, un uomo accusato di essere il mandante dell’omicidio del suo datore di lavoro, ma che si è sempre proclamato innocente. La sua condanna si basa sulla sola testimonianza dell’esecutore materiale del delitto, che proprio in questo modo è riuscito a sua volta ad evitare la pena di morte. «Richard Glossip è innocente e combatteremo fino all’ultimo secondo per fermare la sua esecuzione», ha scritto su Twitter suor Helen Prejean poche ore fa.

Negli Stati Uniti ci sono oltre 3mila condannate a morte, in attesa di esecuzione. Sono 19 gli Stati americani su 50 ad avere abolito la pena di morte.

In foto, suor Helen Prejean, by MEHDI FEDOUACH/AFP/Getty Images


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