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Via il direttore del “Due Palazzi”? Coop e volontari dicono no

Lunga lettera aperta al ministro della Giustizia Orlando perché non venga rimosso il direttore Salvatore Pirruccio, che da 13 anni dirige uno dei carceri modello d’Italia. A firmarla, tra gli altri, Ristretti Orizzonti, cooperativa Giotto e il cappellano

di Gabriella Meroni

Una lunga lettera aperta al ministro Orlando contro la decisione, a quanto pare già presa, di promuovere il direttore del carcere Due Palazzi di Padova Salvatore Pirruccio ad altro incarico. Una lettera firmata dalle realtà della società civile che operano all’interno della casa di reclusione, da tutti considerata un modello positivo per l’apertura alla società, le tante attivitò di recupero che vi si svolgono e il rispetto dei detenuti, nonostante i problemi e l’inchiesta per traffico di droga che lo riguardò un anno e mezzo fa. Indagine nella quale, è bene precisarlo, entrarono solo alcune guardie carcerarie.

Il direttore Pirruccio è stimato da tutti, tanto è vero che a chiedere che non sia spostato sono, tra gli altri, la Redazione di Ristretti Orizzonti, il cappellano don Marco Pozza, diverse operative sociali attive nel carcere tra cui la Giotto, l’Associazione Antigone e le comunità del cammino Neocatecumenale. «Il Due Palazzi è un carcere complesso, ma vivo, innovativo, “umano”», si legge nella missiva, « che per molti aspetti può essere portato ad esempio», perché « si sperimentano forme di pena “dignitose e sensate”». Gli esempi non mancano, scrivono i promotori: si va «dall’umanizzazione vera dei rapporti delle persone detenute con le famiglie, attraverso due telefonate al mese in più per tutti», alla redazione di Ristretti Orizzonti; dal lavoro, grazie alle cooperative sociali Giotto, Altra Città, Volontà di Sapere, Work Crossing, alla scuola e a un Polo Universitario che hanno permesso a tanti detenuti di completare gli studi, dal volontariato a Telefono azzurro allo sport.

«Tutto questo può accadere», continua la lettera, «perché le persone GIUSTE si sono incontrate, e con loro un direttore che non fa miracoli, ma fa semplicemente il suo mestiere con sano buon senso. Un direttore che con umiltà, senza apparire, ha saputo assumersi tutte le sue responsabilità e fare scelte coraggiose, anche se in molti casi non sostenuto adeguatamente». I firmatari non nascondono i problemi, e in riferimento all’inchiesta sottolineano che «ci sono state le prime condanne, ma questo cosa ha a che fare con il destino di un direttore stimato e attento a gestire il suo carcere in modo civile, umano, aperto alla società? Niente, vorremmo dire», si legge ancora «e invece purtroppo c’entra eccome: perché in giro per l’Italia di carceri che non rispettano la Costituzione, che non permettono di scontare la pena in modo costruttivo ce ne sono tante, e i loro direttori sono saldi al loro posto da anni».

La conclusione è semplice: «Noi tutti, che operiamo nella Casa di reclusione di Padova, non abbiamo voglia di discorsi di circostanza: l’unica cosa che per noi avrebbe un senso è che ci restituissero Salvatore Pirruccio, il direttore che abbiamo imparato ad apprezzare». Il ministro Orlando ascolterà?


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