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Salviamo l’Adriatico dal progetto-monstre Ombrina Mare

Anche un pullman di attivisti del WWF proveniente dall'Abruzzo alla manifestazione davanti al ministero dove si è tenuta la conferenza di servizi sulla piattaforma petrolifera che il Governo vuol realizzare a pochi km dal nascente parco nazionale della costa Teatina

di Redazione

Tanti i cittadini che questa mattina, mercoledì 14 ottobre, hanno manifestato davanti al ministero dello Sviluppo economico dove si è tenuta la Conferenza di servizi decisoria per la realizzazione del progetto “Ombrina Mare 2”, una piattaforma petrolifera con annessa raffineria galleggiante che il Governo Renzi vuole realizzare nel mare abruzzese a poche miglia da dove sta nascendo il Parco nazionale della Costa Teatina.

A dar manforte alla manifestazione anche un pullman di attivisti del WWF provenienti dall’Abruzzo. Dante Caserta, vicepresidente di WWF Italia nel commentare il rinvio di tre settimane della conferenza ha osservato che questo «consentirà di mettere in campo ulteriori iniziative di opposizione a quest’opera che viene contestata da tutto l’Abruzzo e che fa parte di una politica energetica nazionale legata alle fonti fossili che deve essere assolutamente superata».

Da parte sua WWF ribadisce la netta opposizione a quest’opera che rappresenta un pericolo per l’ambiente e per la qualità della vita dei cittadini così come per le attività economiche, in particolare quelle legate alla pesca, al turismo, all’agricoltura costiera. Il progetto “Ombrina Mare 2”, ricorda il WWF, è il più impattante dell’Adriatico: prevede l’installazione di una piattaforma (di 35x24m) alta oltre 45 metri dal livello del mare, a 6 miglia marine dall’area dell’istituendo parco nazionale della Costa teatina, collegata a una raffineria galleggiante-FPSO, lunga 320 metri e larga 33 con una altezza dal livello del mare di 54 metri, che stazionerà a sole 10 miglia dalla costa, con un intricato sistema di condotte sottomarine per un totale di 36-42 km. Rappresenterà un pesantissimo vulnus per le scelte economiche di un territorio che vuole puntare per il proprio futuro su ben altre prospettive che non i combustibili fossili.

L’Adriatico – si osserva – è un mare chiuso, i giacimenti di petrolio presenti sono scarsi in quantità e in qualità. L’unica ragione per la quale le aziende petrolifere insistono su queste aree è legata a un vantaggiosissimo regime fiscale vigente in Italia che in pratica consente trivellazioni offshore con un sistema di incentivi, detrazioni, franchigie e royalty pro-petrolieri, a differenza di quel che avviene in numerosi altri Paesi del mondo, a cominciare dalla Croazia (dove, calcola il WWF, i petrolieri pagano 5 volte in più rispetto all’Italia). Non è un caso che, complice anche la crisi petrolifera, sull’altra sponda dell’Adriatico ci sono compagnie che hanno spontaneamente rinunciato ai pozzi (sono stati abbandonati i progetti relativi a 7 aree su 10 dalle due compagnie Omv, austriaca, e Marathon Oil, Stati Uniti), dopo aver constatato che da quelle parti, a differenza di quel che avviene in Italia, le royalties sono da pagare!

Il WWF chiede al Governo italiano di favorire l’uscita dai combustibili fossili, invece di investire in progetti inutili e pericolosi per l’ambiente e gli ecosistemi marini, per il turismo, per la pesca e per le popolazioni della costa.

Il WWF ricorda anche le tante manifestazioni pubbliche contro la petrolizzazione dell’Abruzzo, le più clamorose delle quali sono state i grandi cortei di Pescara il 13 aprile 2013 con 40mila partecipanti e di Lanciano il 24 maggio scorso con 60mila partecipanti. Tutto l’Abruzzo è contrario alla piattaforma Ombrina Mare, a cominciare dalla Conferenza Episcopale Abruzzese e Molisana e dalla stessa Regione che ha recentemente approvato una legge ad hoc e che ha proposto, insieme ad altre nove regioni, un referendum nazionale contro gli articoli del Decreto “Sblocca Italia” che facilitano le attività di ricerca petrolifera.

In apertura foto L. Biancatelli/WWF Italia