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Da Expo Volunteers a cittadini attivi, la sfida

In un incontro a Cascina Triulza Ciessevi e Csvnet si sono interrogati su come non disperdere il patrimonio di impegno e voglia di mettersi in gioco di migliaia di volontari. Si pensa a un portale, ma non solo per rispondere a un fenomeno emergente: il volontariato della post-modernità

di Antonietta Nembri

Da Expo Volunteers a cittadini attivi e impegnati nel sociale. Questa la parabola per il dopo Expo che esperti e addetti ai lavori stanno verificando e che Csvnet e Ciessevi Milano hanno approfondito nel corso di un incontro, martedì 20 ottobre, a Cascina Triulza. Il fenomeno del volontariato legato ai grandi eventi è poco conosciuto in Italia «è qualcosa di nuovo ed è una dimensione emergente» ha sottolineato il professor Maurizio Ambrosini dell’Università di Milano.
Un’esperienza, quella degli oltre 5000 volontari (selezionati tra quasi 12mila candidati) che in questi sei mesi hanno prestato servizio tra Cardo e Decumano, innovativa e che è al centro dell’attenzione di diverse ricerche, come quella intrapresa dal Dipartimento di Filosofia, Pedagogia, Psicologia dell’Università di Verona di cui sono state presentate alcune anticipazioni. Emerge così che il 97% di loro consiglierebbe questa esperienza agli amici, ma soprattutto oltre il 95% afferma di avere intenzione di voler continuare a fare volontariato una volta tolta la divisa bianca degli Expo Volunteers. Un dato interessante se si considera che circa la metà era alla prima esperienze di volontariato in assoluto.

(Nella gallery gli Expo Volunteers e alcuni dei volontari al Padiglione dell'Unione Europea)

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Ed è qui che sorge la domanda, come non disperdere questo patrimonio di entusiasmo, voglia di fare e mettersi in gioco? «Una sfida avvincente. Per i Csv è solo l’inizio di un cammino» ha detto Ivan Nissoli, presidente di Ciessevi Milano. «In questi mesi di colloqui e selezione abbiamo incontrato un mondo: persone fuori dai circuiti del volontariato tradizionale e ora vogliamo mettere insieme queste energie individuali per farle entrare in comunicazione con le decine di migliaia di associazioni che popolano il nostro Paese».

E il punto è proprio questo, far incontrare chi vuol mettersi a disposizione con le Odv. Come riconosce anche il presidente di Csvnet, Stefano Tabò «quello che serve ora è un salto di logica». E questo perché la figura del nuovo volontario “post-moderno” – come l’ha definita Riccardo Guidi ricercatore in sociologia dell’Università di Pisa che con la collega Marta Bonetti sta realizzando una ricerca sui volontari di Expo – non risponde più alle logiche e alle modalità di impegno tradizionali.

«Chi ha fatto esperienza della bellezza del volontariato non può che essere contagioso» ha continuato Tabò, «di occasioni per entrare in azione ce ne sono tante. Per gli oltre 70 Csv è un’opportunità in più per favorire l’accesso al volontariato e questa esperienza ci dice che nel nostro Paese ci sono tantissime persone che possono e vogliono diventare volontari, ma in modo nuovo rispetto al passato».

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Una strada potrebbe essere quella di seguire l’esempio di chi ha già fatto questa esperienza come il Team London, la legacy del post olimpiadi e paralimpiadi di Londra del 2012 che ha saputo tenere vivo lo slancio delle migliaia di volontari che si erano impegnati durante i giochi olimpici. Basti pensare che oltre 90mila volontari sono registrati al sito web dove oltre 1400 organizzazioni pubblicano online opportunità di volontariato e che, inoltre, ha da poco lanciato un nuovo portale “Speedvolunteering” che offre occasioni di impegno anche per meno di 6 ore e senza vincoli di coinvolgimento.

«Le nuove tecnologie sono uno strumento, un passo inevitabile,» ha osservato il presidente di Csvnet che ha rivelato, a conclusione dell’incontro, che proprio un portale per il matching tra volontari e le proposte di impegno offerte dalle Odv è tra gli strumenti allo studio «ma un sito non basta, conta anche come il volontario viene accolto». Tra poco più di una settimana l’esposizione universale di Milano chiude i battenti e il dopo-Expo è alle porte. «Occorre creare strutture non occasionali diffuse sul territorio» ha suggerito l’assessore del comune di Milano Marco Granelli nel ricordare l’esperienza di Volontari per un giorno, «serve una rete nazionale, con un radicamento territoriale senza dimenticare che oggi i giovani vivono l’Europa e quindi l’offerta deve essere in movimento. Ma bisogna farlo subito», ha concluso.


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