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Cosa aspettarsi dal Sinodo

Sabato sera si chiuderà il Sinodo sulla famiglia voluto fortemente da Papa Francesco. Ma qual è stato il cuore del confronto comunitario dei cardinali? Ne abbiamo parlato con il professor Massimo Borghesi

di Lorenzo Maria Alvaro

Si avvia a conclusione il Sinodo sulla famiglia. Sabato sera verso le 19 con la Santa Messa avrà fine il confronto comunitario dei cardinali che consegneranno al Papa un documento riassuntivo. Un Sinodo che ha vissuto almeno tre momenti difficili (il coming out di Mons. Charamsa in diretta tv, la pubblicazione della lettera rivolta al Pontefice dei 13 cardinali e il falso scoop sul tumore al cervello del Papa) dipinti dai media come round di una resa dei conti interna ad una Chiesa sempre più litigiosa e dominata da aspri contrasti. Ma sarà la verità? Per capirlo abbiamo parlato con il professore Massimo Borghesi, docente all’Università di Perugia e filosofo, e attentissimo osservatore del mondo cattolico.

Che valore ha questo Sinodo sulla famiglia?
Esso si interroga sulla grave crisi che attraversa la famiglia, particolarmente nell’Occidente secolarizzato, ma ormai anche a livello planetario. La Chiesa non poteva non tentare di comprendere la drammaticità della situazione. Siamo ormai di fronte a milioni di matrimoni falliti,.E sappiamo tutti benissimo che tantissimi giovani non si sposano più, convivono e, di fatto. non arrivano mai al matrimonio. La velocità poi con cui il legame matrimoniale, svolto in Chiesa, si scioglie è elevatissimo. Ecco che la Chiesa non poteva ignorare il problema, ponendosi la questione di queste persone, di membri della comunità cristiana tagliati fuori dalla vita religiosa dalla normativa ecclesiale vigente. Quanto più il numero di divorziati risposati viene aumentando, tanto più il problema si pone e non può essere evitato.

Da quel che si legge sui giornali la Chiesa è spaccata in due fazioni…
La Chiesa ha davanti due alternative. Da un lato v’è la posizione di coloro per i quali bisognerebbe semplicemente venire incontro a queste posizioni assecondandole. Per essa i divorziati in quanto tali dovrebbero poter accedere all’Eucarestia. La Chiesa si adatta, con ciò, ai cambiamenti del mondo. Dall’altra vi sono coloro che ritengono che la dottrina sia chiara – il matrimonio è indissolubile – e, pertanto, i divorziati risposati sono in uno stato di peccato permanente e quindi non possono in nessun caso accedere all’eucarestia. Queste due posizioni dimostrano, da versanti opposti, di non voler affrontare il problema ed è ciò che, invece, il Sinodo ha tentato di fare. Questo perché una cosa è la dottrina, un’altra è la disciplina. Il vero dibattito interno al Sinodo è sulla possibilità di disciplinare situazioni particolari. Non esiste la possibilità che la Chiesa consenta a tutti i divorziati, universalmente ed indistintamente, la possibilità di accedere all’eucarestia. . Questa possibilità non è mai stata in agenda. Si tratta di capire se è possibile vagliare situazione per situazione tenendo conto di una molteplicità di fattori.

Quali sono questi fattori?
Innanzitutto la non responsabilità del coniuge abbandonato, che non ha colpe, e si ritrova in una condizione di solitudine il quale (o la quale) , vigente la disciplina attuale, non ha diritto di accedere ad una nuova relazione. Una situazione drammatica perché come si può chiedere ad un giovane oggi di rinunciare all’affettività per l’intera sua esistenza non avendo colpe per un matrimonio fallito alle spalle? E’ un caso triste, sempre più diffuso, richiamato anche dalla “Familiaris consortio”. Il giovane o la giovane , ingiustamente abbandonati, che si innamorano e si legano in una nuova relazione, finalmente duratura e felice, peccano di adulterio? Non hanno più la possibilità di avvicinarsi alla mensa eucaristica? Non credo esista un cardinale sinodale che si senta in cuor suo di dire ad un giovane così che non ha diritto di avere relazioni affettive.

Questo è solo uno dei casi tipici?
Un secondo caso è dato da quelle persone che accedendo ad una nuova relazione, dopo il divorzio, hanno dei figli. Bene, questa seconda unione, che spesso è felice al contrario di quella precedente, non permette ai congiunti di accedere alla comunione. Per poter accedere all’eucarestia la coppia dovrebbe rinunciare ai rapporti sessuali , vivere come “fratello” e “sorella”, oppure sciogliere l’unione. Con il risultato di rendere “orfani” i figli. In tal modo per evitare un male minore ne viene realizzato uno maggiore. Il ché è contro la dottrina morale della Chiesa.

Ci sono anche persone che semplicemente si risposano e vivono tutta la vita da buoni cattolici…
Certamente ci sono innumerevoli casi di coppie di nuovi sposi i quali, avendo un matrimonio fallito alle spalle, dimostrano nella pratica della vita vissuta di partecipare attivamente alla vita della comunità ecclesiale e dimostrano nel tempo una comprovata fedeltà. Sono tutte situazioni che vanno vagliate con attenzione ma permettono di pensare che in casi specifici ci possa essere una deroga pastorale che non sarebbe in contrasto con la regola dottrinale.

Da come espone la questione si direbbe che in realtà questo muro contro muro sanguinoso all’interno del Sinodo non ci sia stato…
Da tutte le testimonianze che abbiamo risulta che ci sia stata una discussione molto viva e franca. Ma quella dialettica estrema che proponeva due fronti opposti in un muro contro muro inconciliabile non c’è stata. Il Sinodo ha preso atto che ci sono dei problemi su cui bisogna discutere e trovare nuove forme di approccio. Una coscienza che col Sinodo più che finire prende il via.

La scelta di indire questo Sinodo ha portato diverse critiche interne al Papa. Come mai?
È stato un atto di coraggio da parte del Papa che facendolo ha sfidato anche le opinioni più critiche. Si è affrontato un argomento complesso, che unisce la misericordia alla conoscenza teologico-giuridica di quello che la Chiesa può fare o non può fare. Al contrario si è assistito, all’esterno del Sinodo, ad un derby in cui tanti improvvisati teologi danno, a destra e a sinistra, punteggi di ortodossia. Una situazione un po’ paradossale. Ricorda la Bisanzio di un tempo dove ogni passante discettava di dogmi e di eresie.

Quindi è il tema famiglia ad essere delicato…
Il tema è molto delicato al punto che si è approfittato delle discussioni per tentare di delegittimare il Papa. Dalla confessione del sacerdote gay, agli esordi del Sinodo, alla falsa notizia della grave malattia, invalidante la lucidità mentale del papa, i tentativi di delegittimazione sono stati evidenti. C’è un mondo , fatto di lobbies e di assetti di potere, che non ama questo Papa e l’occasione del Sinodo era propizia per colpirlo.


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