Economia & Impresa sociale 

Gli italiani vogliono un’Europa più giusta

Siamo quasi alla fine del 2015 e circa l’80% degli italiani ritengono che la crisi durerà ancora per altri cinque anni. Lo rivela il tradizionale rapporto curato da Acri e Ipsos per la 91esima Giornata mondiale del risparmio che si svolta il 28 ottobre a Roma

di Monica Straniero

Siamo quasi alla fine del 2015 e circa l’80% degli italiani ritengono che la crisi durerà ancora per altri cinque anni. Lo rivela il tradizionale rapporto curato da Acri e Ipsos per la 91esima Giornata mondiale del risparmio che si svolta il 28 ottobre a Roma.

Sebbene le famiglie colpite direttamente dalla crisi siano ancora molte – 1 su 4 (il 25% contro il 27% del 2014 e il 30% del 2013), per la prima volta dopo quattro anni, il numero di soddisfatti rispetto alla propria situazione economica (il 55% della popolazione), supera quello degli insoddisfatti. Gli italiani, per la precisione 1 su 3, ritornano ad avere fiducia sul futuro del loro paese.

Se si sposta l’attenzione sull’economia mondiale, solo tre anni fa le aspettative di un miglioramento dell’economia mondiale erano rivolte verso Est, a favore dei Brics e in seconda battuta degli Usa. Ora la situazione appare differente e molti italiani pensano che l’Europa stia riguadagnando centralità nello scacchiere internazionale. Non solo. gli italiani ritengono che se non ci fosse stato il percorso di integrazione europea, l’Italia sarebbe più arretrata, con meno giustizia sociale, meno importante sulla scena mondiale, e forse un po’ più povera. Però sarebbe anche più libera. Nello stesso tempo cresce il desiderio di una nuova Europa che sappia soprattutto ridurre le diseguaglianze, tra paesi (economiche, fiscali, legali) e tra i cittadini (sulla distribuzione del reddito e sulla parità di genere), ma anche più attenta ai cittadini, specie quelli più giovani, e alle imprese. Insomma un’Europa con cervello, membra, ma anche cuore e anima.

Riguardo al risparmio, per la prima volta dopo 4 anni, gli italiani hanno meno ansia riguardo al risparmio per il futuro. Una certa normalizzazione dello scenario economico del Paese induce sempre più italiani a concentrarsi sul presente, piuttosto che sul futuro, e ad avere un atteggiamento un po’ più rilassato rispetto ai consumi, soprattutto presso le classi medie e più abbienti, che oggi tornano a consumare. Mentre dal lato degli investimenti, chi ha risorse disponibili mantiene una forte preferenza per la liquidità: riguarda quasi 2 italiani su 3.

Insomma «La crisi c’è, ma non per me» sembra essere il motto che nascostamente recitano molti italiani, un poco per esorcizzare la paura degli ultimi anni, che ancora sfiora i loro pensieri, un po’ perché il 2015 appare come un anno di svolta: un cambiamento vissuto nel proprio quotidiano, piuttosto che riconosciuto a livello collettivo.

In sintesi, il presente sembra ancora dominato da situazioni contrastanti: l’Italia in miglioramento, l’Europa sostanzialmente statica, il resto del mondo in una fase meno espansiva che nel passato. Se fino a pochi anni fa gli italiani guardavano all’estero sperando di intercettare parte della ripresa mondiale, ora la fiducia torna a crescere sulle proprie capacità e sulle energie che il Paese nel suo complesso sembra mostrare. E se la crisi è ancora parte integrante della vita degli italiani, migliorano però sensibilmente le prospettive, nazionali e personali; il territorio che traina questa nuova fiducia è il Nord Ovest, mentre il Sud si rivela molto preoccupato rispetto alla propria specifica zona.


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