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Chiara, la sua vita a metà

Tolti quattro anni di pena all'aggressore. A Casal Bernocchi, quartiere isolato da tutto, l'indignazione cresce e la ricordano con murale e striscioni. Organizzano, appena possono, delle collette per sostenere economicamente la famiglia

di Anna Spena

Nel febbraio 2014 la vita di Chiara Insidioso si è fermata. Non è morta, ma è difficile pensarla come viva. Il compagno dell’epoca, Maurizio Falcioni, l’ha picchiata e aggredita con così tanta crudeltà da costringerla a vivere, o forse a non vivere, in uno stato vegetativo permanente. È passato poco più di un anno e la notizia torna a far rumore dopo che ieri Falcioni è riuscito ad ottenere dalla Corte di Appello uno sconto di pena di quattro anni. Condannato in primo grado a venti anni per maltrattamenti e tentato omicidio, ora ne ha da scontare appena sedici. La verità, per quanto triste, è che il ricordo della storia di Chiara, per i più, è stato riacceso solo dopo la notizia dello sconto di pena di Falcioni. Solo dopo che, in uno sfogo pubblico su Facebook, il papà di Chiara, Maurizio Insidioso, ha urlato tutta la sua indignazione «Cara Chiara, oggi sono stato affianco a colui che ti ha ridotto così per sempre. L'Italia è un paese dove non c'è dignità, vorrei bruciare la mia carta d’identità. Oggi in quell'aula si parlava solo del modo in cui riabilitare al mondo quel verme di Falcioni… nessuno ha mai pensato a come sei e sarai per sempre ridotta e abbandonata…».

Abbandonata sì, ma non dal quartiere dove Chiara viveva prima di essere trasferita in una struttura ospedaliera a lunga degenza.

Casal Bernocchi. È questo il nome del quartiere. Decimo municipio di Roma. «È la periferia della periferia», spiega Brian Polia, tra i fondatori del collettivo La Talpa, associazione culturale presente sul territorio. Casal Bernocchi, che di fatto non è Roma, si trova infatti a soli sette chilometri da Ostia. La piazza del quartiere non si riconosce, sembra un parcheggio. «Questo è un quartiere dormitorio», spiega Brian Polia. Da qualche mese, grazie all’intervento del Collettivo, che si autofinanzia, a Casal Bernocchi è iniziato un processo di rigenerazione urbana, con l’aiuto di qualche street artist si è cercato di abbellire il quartiere con una serie di murale. Su quasi tutte le opere realizzate è presente si legge la scritta in stampatello “Io sto con Chiara”. A Casal Bernocchi, nonostante la difficoltà di vivere in una periferia «che non offre niente, assolutamente niente», come sottolinea Brian Polia, si cerca di restare coesi, stretti. «Organizziamo spesso collette per sostenere economicamente la famiglia di Chiara», spiega Brian Polia, «Natale, Pasqua, collette spontanee. Ogni pretesto è quello buono per raccogliere un po’ di soldi. Le spese per la permanenza di chiara in questa struttura a lunga degenza, non vengono coperte completamente dalla regione Lazio; in più, tutte le spese processuali sono a carico della famiglia». Il quartiere ha reagito malissimo alla notizia dello sconto di pena ieri, «il quartiere è incazzato nero. È questa la verità. Appena saputa la notizia hanno realizzato l’ennesimo striscione per ricordare Chiara».


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