Cooperazione & Relazioni internazionali

L’Islam italiano, tutto in piazza

La comunità islamica per la prima volta scende in piazza e organizza una manifestazione nazionale per denunciare l'Isis e il terrorismo. «Questa violenza non ci appartiene. Non potrà mai essere la nostra via. Mai»

di Anna Spena

Sono italiani. Sono italiani musulmani che qualcuno, nei giorni scorsi, ha etichettato come bastardi sulle prime pagine di un giornale. Domani scenderanno nelle piazze italiane per denunciare l’Isis e il terrorismo, di cui sono le prime vittime.

È la prima volta che la comunità islamica organizza una manifestazione nazionale. A Roma; Genova; Milano e in Emilia Romagna, quattro iniziative per prendere una posizione netta dopo gli attentati di Parigi.

La manifestazione milanese, che parte alle 15 da Piazza San Babila, è stata promossa dal Coordinamento delle Associazioni Islamiche di Milano, Monza e Brianza; da Partecipazione e Spiritualità Musulmana e dai Giovani Musulmani d'Italia.

«Solo a Milano», spiega Sumaya Abdel Qader, una delle più importanti rappresentanti del mondo islamico milanese, «ci sono state più di 80 adesioni da parte delle comunità islamiche di tutta la Lombardia».

Per la manifestazione di Milano si è voluta focalizzare l’attenzione anche su un altro problema – non meno grave – l’islamofobia.

«Questa violenza non ci appartiene», si legge nel comunicato stampa, «non potrà mai essere la nostra via, mai, nemmeno quando si nasconde dietro la rivendicazione di giustizia e democrazia, nemmeno quando si maschera da risposta a un'altra barbarie. Noi saremo in piazza per dire no al terrorismo, per dire no alle guerre per dire no all’islamofobia degli sciacalli che per pochi voti vogliono alimentare paure, divisioni e discriminazioni odiose additando l'Islam e i musulmani come nemici. Per questo è venuta l'ora di riconoscere i musulmani italiani come cittadini a pieno titolo».

La locandina che promuove l’iniziativa è tutta in italiano. «In che lingua doveva essere? Noi siamo italiani; siamo giovani. Siamo nati qui. Non possiamo comunicare in arabo perché la comunità islamica non è solo arabofona. I promotori di questa iniziativa sono soprattutto i giovani musulmani italiani; parliamo solo ed esclusivamente in italiano perché la nostra utenza è italiana. Questa è stata una delle prime scelte che abbiamo preso quando abbiamo fondato il Gmi (giovani musulmani italiani): l’italiano è la nostra lingua», dice Sumaya Abdel Qader.

La manifestazione "Not in my name" a Roma si terrà in piazza Santi Apostoli sempre alle 15, le adesioni sono altissime; folta la rappresentaza di registi, autori, attori cinematografici e teatrali. Tanti anche docenti universitari e giornalisti.


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