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Suonare la pace con i kalashnikov

A Transformers, una mostra visionaria ospitata dall’11 novembre al 28 marzo al MAXXI di Roma anche l'opera di Pedro Reyes che dalle armi ricava strumenti musicali. «Sono l’emblema della violenza e dell’aggressività. Ma possono veicolare un messaggio di pace»

di Redazione

Attraversare una foresta sospesa e scoprire che è fatta di 3000 scolapasta in plastica, sedersi su una sedia che con interventi in vetro e tessuto ha cambiato la sua forma originale, ascoltare la melodia prodotta da un’orchestra fatta di armi, immaginarsi soli in mezzo al mare, aggrappati a una boa gigantesca.

Sono alcuni dei progetti di Choi Jeong-hwa (Seoul, Corea 1961), Didier Fiuza Faustino (Chennevières-sur-Marne, Francia 1968), Martino Gamper (Merano, Italia 1971) e Pedro Reyes (Mexico City, Messico 1972). Provenienti dai quattro angoli del mondo, sono al contempo artisti, designer e attivisti sociali, veri e propri Transformers. Insieme al pubblico, daranno vita a una mostra visionaria e stimolante a cura di Hou Hanru, con Anne Palopoli, al MAXXI dall’11 novembre 2015 al 28 marzo 2016.

Attraverso le opere dei quattro creatori, la realtà si trasforma in un’altra realtà, che accende la fantasia, stimola la riflessione, invita alla condivisione e all’esperienza, a vedere oltre. «Questi artisti – afferma Hou Hanru, direttore artistico del MAXXI e curatore della mostra – sono sognatori straordinari. I loro atti creativi sono ispirati da un forte impegno sociale e ambientale nei diversi contesti geopolitici odierni. Sono capaci di trasformare il quotidiano in fantastico e viceversa; trasformano il basso in alto, il vecchio in nuovo, il banale in arguto, il triste in gioioso e il vizio in virtù. Creano così nuove realtà più aperte, incoraggiandoci a vivere pienamente l’esperienza di esseri umani».

Particolarmente attuale e di impatto il lavoro di Pedro Reyes.

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«Sono l’emblema della violenza e dell’aggressività. Ma possono diventare musica e veicolare un messaggio di pace». Così il messicano, formazione da architetto, che ama esplorare gli spazi e sfidare le convenzioni, trasforma pistole e fucili in un’orchestra meccanica, l’installazione Disarm, realizzata con i resti delle armi raccolte e distrutte dall’esercito messicano. In mostra anche Disarm Instruments: cinque sculture realizzate anch’esse con armi, che riproducono strumenti musicali come violino, basso, xilofono, flauto di pan e bastone della pioggia. A completare il lavoro e stimolare ulteriormente la riflessione, Reyes ha realizzato un giornale con dati, numeri, informazioni sconcertanti sulla produzione e il traffico d’armi. Tra i dati riportati: «Ogni anno nel mondo si producono 8 milioni di armi. Negli Stati Uniti i civili coprono il 62% del mercato. In Messico c’è una media di 10mila decessi ogni anno dovuti all’uso di armi o alla violenza dei narcotrafficanti. Per i produttori di armi una guerra – una qualsiasi guerra – è una opportunità di business, e il business delle armi è in piena espansione».


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