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Vivisezione: aperto a Lanciano il primo processo per uccisione di topi

Nel 2014 la filiale Sud dell’Istituto Mario Negri di Milano soppresse con il gas 750 roditori solo perché la struttura stava per chiudere. Il caso fu denunciato dalla Lav, che ora si è costituita parte civile

di Gabriella Meroni

Si è aperto ieri 12 gennaio presso il Tribunale di Lanciano il primo processo celebrato in Italia per uccisione di topi che vede imputata la filiale Sud dell’Istituto Mario Negri di Milano. Nel 2014 nella struttura, in procinto di chiudere, vennero uccisi con il gas 750 roditori, violando così l’articolo 544 bis del Codice penale che prevede da quattro mesi a due anni di reclusione per le soppressioni di animali non necessitate, come in questo caso, dalla legge sulla vivisezione.

Parte civile nel procedimento è la Lav, il cui presidente Gianluca Felicetti è stato ascoltato come testimone e ha ricostruito lo svolgimento dei fatti, mettendo in evidenza la gravità dell’ammissione, da parte del Direttore Amministrativo del Mario Negri Sud della soppressione dei topi, emersa nel corso di una telefonata registrata. Tale registrazione telefonica è tra gli elementi alla base dell’indagine svolta dal Procuratore Capo del Tribunale di Lanciano, Francesco Menditto, e che l’avvocato Carla Campanaro, difensore della LAV, ha chiesto sia ammessa tra gli elementi di prova, aspetto su cui il Giudice Monocratico Andrea Belli si è riservato di decidere.

Nel corso dell’udienza è emerso chiaramente che la Lav non fu contattata prima della soppressione dei topi, neppure per individuare misure alternative. L'associazione definisce «sconcertante» la dichiarazione resa dalla Veterinaria Asl, teste del processo, che ha dichiarato di non sapere se per legge è obbligatoria l’annotazione di animali morti in allevamento o in stabulario per esperimenti. “Siamo fiduciosi che anche su questo caso di animali da laboratorio, come già per i beagle di Green Hill, la legge sarà dalla parte della giustizia e potranno emergere fatti e responsabilità giudiziarie – afferma Gianluca Felicetti – Per la legge non esistono zone franche, neppure in ambito di ricerca, né a causa di eventuali difficoltà economiche, e la vita animale deve essere rispettata” .


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