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Opera don Orione, l’accoglienza è un nostro carisma

In tutta Italia 230 accoglienze di rifugiati, oltre 290 i ragazzi immigrati impegnati nella formazione professionale. Don Flavio Peloso, direttore generale: «Nella nostra Congregazione c’è una sensibilità quasi istintiva, cioè carismatica, verso le persone che fanno parte del fenomeno dei migranti e profughi»

di Redazione

Oltre 230 migranti o rifugiati accolti in tutta Italia, più di 290, invece i ragazzi immigrati inseriti in un percorso di formazione professionale nei centri di Mestre (VE), Fano (PU), Roma e Palermo. Non sono che alcuni dei numeri dell’Opera Don Orione impegnata nel sostegno e nell’inserimento di quanti arrivano dai nuovi flussi migratori che stanno investendo l’Italia e l’Europa

«Nella nostra Congregazione c’è una sensibilità quasi istintiva, cioè carismatica, verso le persone che fanno parte del fenomeno dei migranti e profughi», spiega Don Flavio Peloso, direttore generale dell’Opera Don Orione. «C’è stato un appello alle case e attività della Congregazione che ha voluto favorire una coscienza e un indirizzo comune a iniziative che erano già in atto e ad altre che sarebbero seguite. Ne è scaturito un quadro interessante che indica nuove possibilità e chiede ulteriore impegno, ci dice che il nostro sforzo nell’accogliere è nel pieno spirito giubilare della Misericordia».
Don Peloso aggiunge: «Cerchiamo di restare saldi nella realtà, ancorati alle esperienze dirette. Noi non parliamo solo di un “fenomeno” ma parliamo di centinaia di migliaia di “persone” con un nome e cognome, anche se a volte difficile da scrivere e da pronunciare. Certo, i responsabili politici devono fare il loro dovere – e dobbiamo vigilare perché lo facciano – ma noi, in quanto persone, cristiani e orionini, dobbiamo interrogarci su quello che possiamo fare per offrire aiuto e relazione fraterna a queste persone, fratelli e sorelle, nel bisogno estremo».

Ed eccoli i numeri e la geografia di questa accoglienza:
al Piccolo Cottolengo di Seregno (Mi), dal 19 novembre 2014, ci sono 22 richiedenti asilo e 2 stranieri senza fissa dimora, tutti uomini, venuti direttamente dalla Prefettura di Monza;
al Piccolo Cottolengo di Santa Maria La Longa (Udine) sono accolti, dal maggio 2015, 17 richiedenti asilo arrivati attraverso la Caritas di Udine e Prefetto, tutti uomini; si sta per concludere il periodo di accoglienza del primo gruppo che sarà sostituito da un altro gruppo. Già in passato, in questa opera erano state accolte altre persone immigrate, tanto che il Superiore della comunità è stato ringraziato dalle autorità civili con una medaglia d’onore.
Al Villaggio della Carità di Genova – Camaldoli, dal 2011 e attualmente si accolgono circa 25 richiedenti asilo, tutti uomini, con residenza temporanea e transitoria; la comunità di accoglienza è seguita dalla Cooperativa Dono in collaborazione con il Comune e la Prefettura di Genova e Prefettura.
In casette separate dall’istituzione di Genova – Castagna, sono accolte 2 famiglie con figli.
Sempre a Genova, nella casa di Salita Angeli è dal 2000 che si sta realizzando un progetto seguito dalla Cooperativa Dono con il Comune di Genova per l’accoglienza di 12 minori e 6 donne: già centinaia e centinaia di persone sono state accolte in questi 15 anni.
A Genova – Boschetto c’è un antico e glorioso monastero dedito interamente all’accoglienza residenziale di persone in difficoltà che, negli ultimi anni sono quasi esclusivamente immigrati. Attualmente sono 85 e provengono da paesi extra Ue; si tratta soprattutto di famiglie in situazione di sfratto, anziani soli, indigenti, persone con disagio mentale. «Io chiamo il Boschetto “la nostra Arca di Noè” per la sua eterogeneità di ospiti, dei collaboratori (i nostri, Comune, Asl, Centri di Ascolto) e per la salvezza che si dà a tante persone in momenti di “diluvio”», osserva don Peloso.

Sono 19 i giovani richiedenti asilo – affidati dalla Prefettura di Alessandria – attualmente ospitati alla Casa “Braccia e Cuore” di Tortona, provenienti dal Togo, Burkina Faso, Nigeria, Senegal, Zambia, Pakistan e Afghanistan, come informa don Giuseppe Bonsanto incaricato dell’animazione spirituale. L’accoglienza è realizzata nella Villa Pedevilla, l’ampio ex convento delle Suore Sacramentine rimasto vuoto. L’accoglienza è realizzata con la gestioneb della Cooperativa Sociale Villa Ticinum ed è iniziata nel dicembre scorso, con la previsione di arrivare ad accogliere fino a 30 giovani. Vi è impegnata un’équipe composta da 8 operatori sociali, 2 mediatori culturali, due responsabili dello Sprar di Pavia, un sacerdote orionino con esperienza missionaria e con l’importante apporto del volontariato locale.
Nella Casa del Giovane Lavoratore di Milano, da dicembre, ci sono 4 posti per richiedenti asilo e, al Piccolo Cottolengo, è stato approntato un piccolo appartamento per una coppia (lei prossima al parto) e c’è disponibilità per una seconda coppia; con la collaborazione di Caritas Ambrosiana e Cooperativa Farsi Prossimo.
A Fano (PU), da tempo funziona una Casa Mamme, con 18 posti disponibili, ci sono 4 mamme con bambino e 1 ragazza minorenne provenienti da fuori Europa.

Iniziative e accoglienze non istituzionalizzate sono state attuate anche al Centro Mater Dei di Tortona, a Reggio Calabria, a Floridia; si è data la disponibilità ai rispettivi Prefetti per accoglienza nelle case di Campocroce (VE) e Malborghetto (UD).

Se questi sono i numeri dell’accoglienza, un discorso a parte merita l’accoglienza di studenti nei Centri di Formazione Professionale (Endofap) di ragazzi che provengono da famiglie di immigrati: a Mestre, su 412 iscritti, gli stranieri sono 112; a Fano, su 140 iscritti gli stranieri sono 38 (di cui 20 extra UE) e, all’Istituto Tecnico, su 145 iscritti, gli immigrati sono 12; a Roma – Monte Mario, su 604 iscritti, gli stranieri sono 146 (di cui 84 UE e 62 extra UE); a Palermo, gli stranieri sono 6.

In apertura foto di Angelos Tzortzinis/Afp/Getty Images


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