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La disabilità è causa di povertà, la delega ne tenga conto

La Fish commenta a caldo il ddl di delega con misure di contrasto alla povertà e di riorganizzazione delle prestazioni assistenziali e previdenziali: «soddisfatti che siano state escluse pensioni e indennità per gli invalidi»

di Redazione

Lo schema di legge delega sulla povertà? «Buono ma si può fare di meglio per le persone con disabilità». È questo il commento a caldo della Fish sui primi contenuti resi pubblici circa il ddl delega su povertà e riorganizzazione delle misure assistenziali e previdenziali. «Pensioni e indennità per gli invalidi sono escluse dalla revisione che invece riguarda altre prestazioni: è stato accolto “l’altolà” che FISH aveva espresso a suo tempo con un richiamo forte. Questo è un successo che va accolto con favore e che lascia lo spazio per altre interlocuzioni migliorative del testo, inclusa una più profonda riflessione sull’opportunità di separare la revisione delle prestazioni assistenziali e previdenziali dagli interventi sulla povertà e una più consolidata destinazione di risorse, che ora appare poco più che una redistribuzione di fondi già esistenti», dice Vincenzo Falabella, presidente della Fish.

Ma non è tutto: «Va ricordato come la disabilità sia uno dei primi determinanti dell’impoverimento e dell’esclusione sociale: ci aspettavamo che fra i criteri del disegno di legge delega vi fosse un esplicito riferimento alla condizione di disabilità». L’iter del ddl è comunque lungo: prima dovrà essere discusso e approvato dalle Camere, poi vi saranno i decreti legislativi. La FISH farà più articolate osservazioni non appena i testi saranno ufficializzati alle Camere e assegnati alle Commissioni parlamentari alle quali la Federazione richiederà un’audizione. «Ci sono quindi gli spazi per assumere fra i principi ispiratori anche quello che noi riteniamo rilevante: si consideri l’impoverimento, per i singoli e per le famiglie, che deriva dal costo della disabilità, tutt’altro che compensato da altre misure assistenziali. Sembra tuttavia di intuire che finalmente si voglia giungere alla garanzia di un livello essenziale di prestazioni assistenziali e che il Ministero si assuma l’onere della verifica e del controllo. Sarebbe una svolta importante per superare le gravi disparità territoriali che il Paese, anche nel sociale, soffre».


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