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Amici Cucciolotti: tre milioni e mezzo di figurine donate ai bambini in ospedale

La collaborazione fra Pizzardi Editore e Abio dura dal 2010. I bambini ricoverati nelle 200 pediatrie dove Abio è presente sono i primi, ogni anno, a ricere le figurine e gli album della nuova collezione. «Come ABIO, crediamo che il gioco è un diritto fondamentale dei bambini, anche e soprattutto in ospedale», dice Pizzardi

di Redazione

Gli Amici Cucciolotti entrano in ospedale, per regalare giornate di giochi e sorrisi ai piccoli ricoverati. Succede da sette anni grazie alla collaborazione tra Pizzardi Editore e Fondazione ABIO Italia: dal 2010 ad oggi sono tre milioni e mezzo di figurine donate da Pizzardi Editore. «Crediamo profondamente nel diritto al gioco dei bambini» dice l'editore Dario Pizzardi: «Per questo siamo al fianco di ABIO per far sì che la nuova collezione, ogni anno, arrivi subito ai bambini ricoverati in ospedale: un dono per i piccoli ammalati, perché anche per noi, come per ABIO, il gioco è un diritto fondamentale dei bambini, anche e soprattutto in ospedale».

Ogni gennaio così, da sette anni, negli oltre 200 reparti di pediatria in cui sono presenti i volontari ABIO, arrivano una valanga di album, figurine e cuccioli che fanno subito festa per grandi e piccini. Quest'anno Pizzardi Editore e Fondazione ABIO Italia hanno voluto fare di più. È stato Westie in persona, il personaggio Nasone più amato dai bambini, a consegnare gli album e le figurine della collezione Amici Cucciolotti 2016 ai bambini ricoverati nel reparto di pediatria dell'Ospedale San Carlo di Milano.

Si tratta di un momento speciale non solo per i piccini: sono grati i genitori, che possono trascorrere un momento di normalità, dimenticando per un pomeriggio di essere in ospedale; sono felici i volontari, che hanno nelle loro mani un vero e proprio strumento per coinvolgere i bambini, anche i più diffidenti o impauriti. Così racconta Chiara, volontaria ABIO a Reggio Calabria: «Le figurine degli Amici Cucciolotti rappresentano uno strumento importante per noi volontari. I piccoli talvolta fanno già la collezione a casa, e in questo modo vengono riportati alla loro quotidianità, riescono per un momento a dimenticare di essere in ospedale».