Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Famiglia & Minori

Per Il Fatto quotidiano Padre Pio è peggio dell’Isis

Ai delusi della secolarizzazione piace credere che devozione popolare e fede siano segni di "antimodernità". Difficile per loro ammettere che modernità e tradizione si uniscano proprio nella figura emblematica e complessa del Santo di Pietrelcina. Per questa ragione, non potendolo demolire, c'è chi cerca di coprirlo di insulti, umiliando migliaia di fedeli. Il Fatto Quotidiano arriva oggi a paragonarlo all'Isis, mostrando di non aver capito nulla né di Padre Pio, né dell'Isis.

di Marco Dotti

Il fronte ateo avanza senza freni? Non scherziamo. Per fare un ateo ci vuole uno sforzo immane, non basta un fiore. Servono cannoni. Lo scriveva uno che sull'ateismo la sapeva lunga, il Marchese De Sade, in quel vero manifesto del pensiero materialista innestato e innescato come una bomba nella sua Filosofia del Boudoir e titolato con la consueta maestria: "Francesi ancora uno sforzo se volete essere repubblicani". Era il 1795, ma i tempi non sembrano cambiati.

Di atei, in circolazione, se ne vedono un gran pochi. In compenso, i chierichetti strillano e pretendono di dire la loro e di dir pure la messa.

Soprattutto qui, in Italia, dove i cannoni non sono mai piaciuti se non caricati a salve e la filosofia, nei salotti e nel boudoir dell'informazione, ci entra solo dopo debita sterilizzazione.

Allora? Allora prendete il Fatto Quotidiano di oggi.

Gettate un occhio alla prima pagina. Vi troverete un articolo di Daniela Ranieri sul viaggio a San Pietro della salma del santo, titolato così: "Altro che Isis, il Medioevo è già qui grazie a Padre Pio". Anche l'occhiello strizza l'occhio al falso refuso, ma refuso non è: "Cristianismi" (in luogo di "cristianesimi").

Scherza coi fanti, ma lascia stare i santi – si diceva un tempo. Viviamo tempi in cui con tutto e su tutto si può scherzare, non è tanto il santo, ossia il personale riferimento al santo di Pietrelcina a colpire, ma l'assoluta protervia con cui ci si accosta a un nodo molto complesso che ha un nome al tempo stesso antico e moderno: il sacro.

Fallita la secolarizzazione, che è rimasta lettera morta e ha prodotto orde di delusi, resta un'unica e ultima strategia: coprire tutto di ridicolo. Ironizzando sui disabili e sulle ambulanze che, ieri, hanno seguito la salma di San Pio.

Henri Michaux, un grandissimo scrittore, non certo in aria di santità, negli anni Sessanta si recò dal Frate di Pietrelcina. Il consiglio gli venne da un amico, il musicista e poeta Giacinto Scelsi. Intervistato, Michaux – che tutto era , fuorchè un pio o un devoto – disse: "Vedo gente che arriva da lui con un problema e con l'ossessione per quel problema. Lui parla a quella gente e con parole semplici e gesti altrettanto semplici l'ossessione svanisce. Padre Pio scioglie nodi, là dove altri li stringono".

Basterebbe questa testimonianza – sottovalutata dagli storici – per capire che cosa sia un "fronte laico" capace di porsi all'altezza di alcuni problemi, cruciali per il nostro e per ogni tempo. Riflettendo sulle folle di Lourdes, Emile Zola affermava d'altronde che tutto può fare la scienza davanti a un problema che suscita una risposta che ritiene sbagliata, tranne ridere della risposta al solo fine di ignorare il problema.

Ai delusi della secolarizzazione piace credere che devozione popolare e fede siano segni di "antimodernità". Difficile per loro ammettere che modernità e tradizione si uniscano proprio nella figura emblematica e complessa del Santo di Pietrelcina.

Per questa ragione, non potendolo demolire – e per demolire Padre Pio, anche bestemmiando o irridendo, bisogna sapersi collocare alla sua altezza – c'è chi cerca di coprirlo di insulti, umiliando migliaia di fedeli. Il Fatto Quotidiano arriva oggi a paragonarlo all'Isis, mostrando di non aver capito nulla né di Padre Pio, né dell'Isis. Né del nostro mondo.

Accostare Padre Pio all'Isis è un sintomo. Sintomo di una malattia che ci porta ad accettare la bassa vulgata secondo la quale l'Isis altro non sarebbe una scheggia di premodernità innestata sulle magnifiche e progressive sorti del moderno. Tolta la scheggia, tolto il problema? Chi non crede ai miracoli, alla lunga finisce per credere alle favole. E forse è questo, proprio questo, il problema.

Immagine di copertina: Keystone/Getty Images


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA