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Tutti i numeri dell’innovazione sociale in Italia

Uno studio pubblicato da Italiacamp fotografa le ultime tendenze dell’innovazione sociale in Italia, identificando i principali finanziatori e i settori maggiormente in crescita

di Ottavia Spaggiari

Italia Paese di innovazione sociale? Sembrerebbe di sì, secondo il rapporto pubblicato da ItaliaCamp, Università Luiss e Ceriis che ha condotto una ricerca su 500 progetti ed esperienze di social innovation nel nostro Paese, approfondendo 56 casi di maggior rilevanza, per capire come si stanno sviluppando questi nuovi modelli nel nostro Paese e chi sono i principali promotori.

“Per fotografare lo stato della social innovation nel nostro Paese, abbiamo deciso di partire dal problema e dalle modalità sviluppate per risolverlo, è così che abbiamo svolto la mappatura dei progetti”, spiega Riccardo Maiolini, ricercatore, tra gli autori del report. “Abbiamo notato che non sempre chi promuove l’innovazione sociale, si fa carico anche dell’attuazione del progetto.” Continua Maiolini. “Per questo motivo è stata fatta una distinzione tra enti promotori e attuatori. In questo senso tra le aziende abbiamo rilevato una profonda necessità di innovazione legata sia alle relazioni esterne che a quelle interne alla stessa azienda.” Le imprese giocano un ruolo importante come promotori delle iniziative di innovazione sociale, impegnate nel creare condizioni favorevoli alla realizzazione del progetto. Eppure chi continua a fare la parte del leone nella promozione, anche in termini economici, della social innovation è il pubblico. I finanziamenti da parte di attori pubblici sono pari al 47%, seguiti dai finanziamenti erogati da fondazioni (29%) e attori privati (24%). Il 54% dei progetti del campione analizzato riporta una fragilità economico-finanziaria che, secondo Riccardo Maiolini in molti casi può essere dovuta proprio alla caratteristica innovativa e alla necessità di ricercare un nuovo business model.

Sharing e pooling economy protagonisti dell’innovazione sociale in Italia, con piattaforme di condivisione di servizi, crowdfunding e microcredito, “questi servizi possono contribuire ad instaurare nuovi rapporti con le aziende”, racconta Maiolini . E se questi sono tra i settori in cui le iniziative tendono concentrarsi maggiormente, seguite da assistenza e integrazione sociale, ad attirare la maggior parte dei finanziamenti il settore legato alla sanità e alla cura, seguito dai servizi di welfare e smart technology.


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