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Addio Mr. Moka

È morto Renato Bialetti, l'industriale del famoso "omino coi baffi". L'ex proprietario dell'omonima azienda che aveva reso famosa nel mondo la moka inventata dal padre Alfonso, è morto a 93 anni ad Ascona, nel Canton Ticino

di Giuseppe Frangi e Lorenzo Maria Alvaro

Renato Bialetti, figlio di Alfonso, è un uomo che ha messo il suo zampino nel 90% delle case degli italiani. Perché il 90% degli italiani ha in dispensa una caffettiera Moka. Pur essendo uno degli oggetti di design più diffusi e ammirati al mondo, non è stato un designer a crearla: fu infatti Alfonso Bialetti da Omegna, a progettarla nel 1933. Ma se Alfonso l’ha concepita e disegnata, è stato il figlio Renato, morto oggi all’età di 93 anni, a farla conoscere e a consacrarne il mito.

Come raccontava lui stesso: «Mio padre Alfonso ebbe l’intuizione di costruire una macchina per il caffè osservando le donne di Omegna che facevano il bucato sulle rive del lago d’Orta. All’epoca non c’erano le lavatrici e le donne usavano un mastello con fondo bucato: sotto il mastello, in un altro contenitore, mettevano cenere e sapone, la “lisciva”, che a contatto con l’acqua “bolliva” facendo schiuma e salendo nella parte superiore dove c’erano i panni. Era il principio di funzionamento della caffettiera».

Nel dopoguerra quando il consumo del caffè esce dai bar ed entra nelle case Renato si inventò una promozione televisiva con l’’invenzione dell’ Omino con i Baffi. I'inventore dell’Omino fu Paul Campani, uno dei più famosi fumettisti di Carosello, che si ispirò proprio ai baffi del suo inventore, il vecchio Alfonso.

https://www.youtube.com/watch?v=gWwv9Kt6lZM

Ma anche ad un lavoro sul campo, da vero venditore, di Renato. Che spesso ricordava anche aneddoti incredibili. «Mi trovavo in albergo con clienti francesi e allora la caffettiera per loro era quasi una novità. Erano perplessi e dubbiosi e temevo di non riuscire a concludere la vendita», racconta Bialetti, «In quel momento passò affianco a noi Aristotele Onassis: andava in bagno; presi il coraggio a due mani e lo seguii. Dissi: “Sono un giovane imprenditore italiano, mi dia una mano, lei che ha cominciato dal nulla come me. Quando rientra nella hall dica che usa una mia caffettiera; mi serve per fare colpo su questi riottosi clienti. Tornai, convinto e rassegnato che Onassis avrebbe tirato dritto. Invece avvenne il miarcolo. Onassis, fingendo di vedermi all’ultimo istante, tornò indietro, mi diede una pacca sulle spalle e disse: Renato, come va? Ma sai che non ho mai bevuto un caffè buono come quella della tua caffettiera?»

La Moka deve il suo nome ad una città dello Yemen, una delle prime e più rinomate zone di produzione di caffè, in particolare della pregiata qualità arabica. Un nome che anche Voltaire cita nel suo Candido, quando il protagonista si trova in viaggio nell’allora Impero Ottomano.

I numeri della Moka sono impressionanti. 105 milioni di esemplari prodotti, che assicurano alla macchinetta il 45,6% del mercato delle caffettiere a gas. Il formato che tira di più è quello a tre tazze, seguito dalla singola. Poi c’è quella grande a sei tazze. La struttura è semplicissima: quattro componenti in alluminio, con l’aggiunta di una guarnizione sostituibile e di un manico in bachelite. Un oggetto semplice e perfetto che ha avuto due padri. Chi l’ha concpita, Alfonso, e chi l’ha portata nelle case di mezzo mondo, Renato.

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