Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Solidarietà & Volontariato

Il fiore petaloso di Matteo ha già vinto la sfida della Crusca

Un bambino della scuola primaria di Copparo (Ferrara) inventa una parola che non c'è, "petaloso". Lo fanno tanti bambini, ma la sua maestra lo invita a scrivere alla Crusca. Che risponde con una bellissima lettera, in cui spiega che a decidere se una parola esiste o meno sono gli italiani, con l'uso che ne fanno. In mezza giornata "petaloso" è diventato virale: l'ha usata persino il ministero dei Beni culturali. E Matteo ha vinto la sua sfida.

di Sara De Carli

Esiste una nuova parola nella lingua italiana. È “petaloso” e l’ha inventata il piccolo Matteo, della scuola primaria Marchesi di Copparo (Ferrara). «Petaloso» significa “pieno di petali”: «le margherite sono fiori petalosi, i papaveri no”, ha spiegato Matteo. Ovviamente il correttore automatico la segna come errore, ma “petaloso” ha avuto l’ok niente meno che dell’Accademia della Crusca. La storia è piccola ma bella, tanto bella che sta impazzando sui social, poche ore dopo che la maestra di Matteo (che guardacaso si chiama Margerita) l’ha postata ieri pomeriggio sulla sua pagina facebook.

La storia è questa. «Qualche settimana fa, durante un lavoro sugli aggettivi, un mio alunno ha scritto di un fiore che era "petaloso". La parola, benché inesistente, mi è piaciuta, così ho suggerito a Matteo di inviarla all'Accademia della Crusca per una valutazione. Oggi abbiamo ricevuto la risposta, precisa ed esauriente. Per me vale come mille lezioni di italiano», dice la maestra.

L’Accademia della Crusca infatti anziché sorridere davanti al petaloso di Matteo, ha preso carta e penna e gli ha risposto, spiegando che “petaloso” è una parola ben «formata, bella e chiara», e simili a lei in italiano ci sono tante altre parole, come peloso o coraggioso. Ma per esistere una nuova parola, per entrare nel vocabolario, non basta che qualcuno la inventi p che sia bella e utile: «bisogna che la usino tante persone e tante persone la capiscano», spiega la Crusca. «Se riuscirai a diffondere la tua parola tra tante persone o tante persone in Italia cominceranno a dire e scrivere “com’è petaloso questo fiore!”, allora petaloso sarà diventata una parola dell’italiano, perché gli italiani la conoscono e la usano. A quel punto chi compila i dizionari inserirà la nuova parola fra le altre e ne spiegherà il significato». Fin qui la storia, bella e pulita, sorridente.

Il fatto è sono bastate 16 ore (tanto è passato dalla pubblicazione del post della maestra Margheriota Aurora) perché “petaloso” diventasse davvero una parola usata dagli italiani. Ne stanno parlando siti e giornali. La maestra Margherita ha ricevuto 700 richieste di amicizia. È nata immediatamente una comunità su facebook che si chiama “petaloso” e che conta già 242 persone. Su twitter l’hashtag #‎diffondiamolaparolapetaloso impazza.

L’Accademia della Crusca e anche il MIBACT stanno al gioco. Il Mibact ha rilanciato un tweet che ribattezza il quadro di Augustus Jules Bouvier (1850) come “Donna che tiene un fiore (‪#‎petaloso)” e ne ha postato uno in cui dice che «anche Flora è ricoperta di tanti fiori #petalosi #Botticelli #Primavera #Uffizi #petaloso»; Groupon questa mattina propone un bouquet di rose rosse, ricordando che «la rosa è sicuramente un fiore petaloso»; sbocciano incipit suggestivi come «Era primavera inoltrata. Vagavo nei pressi della scogliera come fra i miei pensieri confusi. Il rumore delle onde mi ammaliava placando i sensi in tumulto. Poi li vidi, quei petalosi fiori, irriducibili e testardi, fronteggiavano il vuoto con la tenacia degli impavidi».

Tutti si divertono a usarla, semplicemente e la parola è già uscita dal campo semantico della botanica. Fioriscono le figure retoriche. Così anche la vita, nella parole di @agomik93, diventa «petalosa». E pure i capelli di Miguelito, l’amico di Mafalda (almeno secondo @makkox). Mentre la sua maestra ha ricordato che «chiudere in un voto Matteo e i suoi compagni», dando voti ai bambini della primaria, «non è petaloso neanche un po'». Insomma, caro Matteo, hai già vinto.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA