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Solidarietà & Volontariato

L’arte racconta la violenza

Un’esperienza unica in Italia: una comunità che si occupa di donne che hanno subito violenze spesso tra le mura di casa. Tra le attività più importanti c’è un laboratorio artistico. Ora a Torino i loro lavori sono esposti in una mostra. Da vedere

di Anna Spena

Fragole Celesti è una comunità terapeutica unica nel suo genere in Italia, che si occupa del trattamento di donne fra i 18 e i 50 anni, con gravi disturbi di personalità, che hanno subito abusi e violenze. La comunità si propone come «contenitore terapeutico» vigilato, un luogo protetto dalle condizioni che hanno causato lo squilibrio psicologico e affettivo, in modo da favorire un percorso rieducativo che le affranchi dalla dipendenza.

Tra le attività della comunità hanno un ruolo centrale i laboratori creativi condotti da artisti, o da professionisti di settore; la partecipazione esperienziale e produttiva delle pazienti è stata supportata da un’ équipe multidisciplinare di terapeuti per garantire la loro incolumità psichica e facilitare un percorso individuale di emancipazione espressiva. È proprio dal lavoro di questi laboratori che è nata la mostra che si è aperta a Palazzo Barolo a Torino (fino al 28 marzo). La mostra, curata da Massimo Greco e Carola Lorio e organizzata da Fermata d’ Autobus Associazione, nasce dalla collaborazione fra la Città di Torino e l’Opera Barolo per la promozione di iniziative culturali e progetti di ricerca che abbiano al centro le arti intese come motore di cambiamento, crescita personale, salute pubblica e welfare sociale.

Il tema monografico della mostra è l’abuso sessuale. Le autrici – naturalmente anonime per salvaguardarne l’identità – hanno rappresentato il proprio dolore, dando visibilità e forma a quello che è forse stato il loro trauma primario, l’abuso che hanno subito. Vissuti dolorosi, drammi interiori e disagi sociali sono stati portati in superficie e affidati al nostro sguardo attraverso la realizzazione di opere scaturite da un’emergenza creativa liberata e organizzata nel contesto comunitario.

La mostra si propone di dare evidenza all’ evento traumatico, di rendere visibile, (abusi, maltrattamenti e violenze di genere), in una forma traslata e simbolica di ciò che è emerso all’interno della comunità terapeutica: restituendo all’osservatore – in forme lievi, non prive di grazia – le esperienze dolorose di una vita.


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