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Sostenibilità sociale e ambientale

“Buoni&Giusti Coop”, la campagna per filiere agroalimentari sicure

Lanciata al ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali per evitare che «la ricerca del prezzo più basso possibile faccia a pugni con i diritti delle persone», ha spiegato Marco Pedroni, presidente Coop Italia, promotrice dell’iniziativa

di Vittorio Sammarco

«Il lavoro nero dà solo pessimi frutti»; «Scegli i frutti della legalità». All'insegna di questi slogan è stata lanciata oggi al ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, alla presenza del ministro Maurizio Martina la nuova campagna “Buoni&Giusti Coop”, che mette sotto controllo le filiere più a rischio dell'agroalimentare italiano, per dare prodotti di qualità al consumatore italiano e ai prezzi più giusti, non i più bassi, ma quelli più equi anche per i venditori, per evitare il rischio che «l'impresa “cattiva” scacci quella buona e che la ricerca del prezzo più basso possibile faccia a pugni con i diritti delle persone», ha detto Marco Pedroni, presidente Coop Italia.

«C'è un lato oscuro nel settore agroalimentare italiano e quelle ombre arrivano direttamente sulle nostre tavole», è la filosofia di partenza della Campagna. Sono i frutti “sporchi” che secondo gli ultimi dati interessano circa 400mila lavoratori, stranieri nell'80 per cento dei casi, che lavorano fuori dalle regole (di salute e di sicurezza) e con un salario più basso a volte anche del 50% di quello medio del settore.

Per questo l’iniziativa della Coop è stata elogiata dal ministro come un modello che, senza aspettare l’intervento dello Stato si muove in modo autonomo per responsabilizzare le aziende.

Un impegno che viene da lontano (dal 1998, primi in Europa e ottavi nel mondo per adesione allo Standard Etico SA8000), a cui ora la Coop (con i suoi 100 punti vendita e oltre 8 milioni di consumatori associati), vuole far fare un salto di qualità per essere “apripista e intervenire concretamente”. Su tre assi.

L'allargamento della rete dei controlli. Coop ha individuato 13 filiere ortofrutticole più esposte a rischi di illegalità: con una pianificazione di interventi che tiene conto della stagionalità dei prodotti, si attueranno i controlli su agrumi, fragole, pomodori, meloni, angurie, uva, patate e altri 5 ortaggi di largo consumo (300 milioni circa di fatturato all’anno, nel giro Coop). Sono stati coinvolti tutti gli 832 fornitori nazionali e locali (che a monte hanno circa 70.000 aziende medie e piccole), chiedendo un obiettivo preciso: la sottoscrizione dei principi del Codice Etico, che prevede una serie di impegni per il rispetto dei diritti dei lavoratori, l'esecuzione di un piano di controlli a cui non si può mancare, pena l'esclusione dal circuito. Coop ha già intensificato i controlli (1300 ispezioni negli ultimi anni) non rilevando per ora nulla di particolarmente grave da segnalare all’autorità pubblica, ma richieste di “messa a punto”, anche in tempi brevi (15-30 giorni), che nell’eventualità di rifiuto potrebbero comportare l’interruzione del rapporto.

Secondo asse di intervento: la Rete del Lavoro Agricolo di Qualità. Non un semplice invito, ma l'impegno chiesto alle 7.200 aziende agricole di prodotti a marchio Coop, di iscriversi alla Rete che attesta di essere un'azienda pulita, in regola con le leggi e i contratti di lavoro, di non aver riportato condanne penali e non avere procedimenti in corso. Ma – sottolineano alla Coop – la procedura complessa (stabilita dal Progetto ministeriale del 2015), sta ostacolando molte adesioni : serve una semplificazione che non faccia inceppare la macchina.

Accanto al contrasto al lavoro nero, inoltre, la Campagna si pone l'obiettivo di far capire al consumatore che il prezzo troppo basso spesso nasconde l'illegalità, non l'affare.

Infine le richieste al Governo. In accordo con istituzioni locali, mondo del volontariato laico e cattolico e mondo sindacale (con l’associazionismo consumerista il presidente Ancc-Coop-Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori-Coop, Stefano Bassi ha intenzione a breve di avviare i contatti per programmare insieme iniziative), c'è una presa netta di posizione sul disegno di Legge volto a contrastare i fenomeni di caporalato in esame al Senato. Il ministro Martina si è detto fiducioso che entro le prossime settimane il disegno di legge (dopo l’approvazione alla Camera e l’analisi in commissione) potrà approdare in Aula e, compatibilmente con l’affollamento dell’Agenda, essere almeno discusso.

Non basta: per Bassi, “allo scopo di favorire l’adesione alla Rete del Lavoro Agricolo di qualità occorre avere consapevolezza che tutta intera la grande distribuzione è responsabile di circa la metà della vendita di ortofrutta in Italia.”, per cui “cogliamo l’occasione per rivolgere la proposta di collegare l’accesso a qualsivoglia finanziamento pubblico o beneficio di natura fiscale all’iscrizione alla Rete in un logica di incentivo e sprone all’adesione”.

È d’accordo il ministro Martina, per il quale è proprio il sistema premiante che incentiva le buone pratiche e l’adesione ai Codici etici, piuttosto che il sistema delle sanzioni e delle condanne (penali), che fa del modello italiano virtuoso ed esemplare a livello europeo, e che – in una certa misura – è una dell’eredità dell’Expo di Milano, anche su altri temi come la legge sullo Spreco Alimentare (per felice combinazione approvata proprio oggi dalla Camera).

«Non chiediamo alle imprese che l’adesione al Rete del Lavoro Agricolo di qualità sia una questione burocratica – afferma il ministro – ma un’adesione ai valori di fondo. Che fanno questa sfida etica – non una zavorra – ma un elemento portante della valorizzazione sul piano della competitività internazionale dei nostri prodotti».

E informa anche che il governo non sta aspettando che l’iter normativo si completi in riferimento ai provvedimenti che riguardano il caporalato e il lavoro stagionale. Con il ministero del Lavoro e gli enti locali è stato varato un Piano di accoglienza dei lavoratori stagionali che individui i punti sul territorio più delicati e necessari di un intervento immediato e poi, con le istituzioni locali, nelle prossime settimane s’interverrà, di caso in caso, di realtà in realtà, con iniziative mirate secondo le necessità, per evitare di arrivare alle disumane condizioni in cui spesso (con l’avvicinarsi dell’estate) si vedono lavorare persone senza neppure quel livello minimo di dignità irrinunciabile.


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