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Cooperazione & Relazioni internazionali

I tredici migranti rinviati per sbaglio in Turchia

Mentre nel porto di Dikili è arrivato il secondo gruppo di migranti rinviati in Turchia dalle isole di Kòs e Lesbo, tra i rinvii emergono già i primi errori: 13 persone sono state deportate senza avere la possibilità di fare richiesta d’asilo, uno sbaglio che rischia di violare il diritto internazionale

di Ottavia Spaggiari

Ci sono già degli errori tra i primi rinvii dei migranti in Turchia, organizzati in seguito all’accordo con l’Unione Europea, per mettere un freno al flusso di arrivi.

Tra le oltre 200 persone deportate lunedì scorso, ci sono infatti 13 persone di nazionalità afghana e congolese, rinviati per sbaglio in Turchia, prima di avere avuto la possibilità di fare richiesta d’asilo. A denunciarlo Vincent Cochetel, direttore dell’ufficio europeo dell’UNHCR. “La polizia greca ha “dimenticato” di registrare le richieste di asilo di 13 dei 202 richiedenti asilo re-inviati in Turchia lunedì, nella prima giornata in cui l’accordo era stato messo in pratica.” Ha scritto Patrick Kingsley, corrispondente del quotidiano britannico The Guardian, primo a dare la notizia e a sottolineare la gravità di un errore del genere che rischierebbe di “compromettere la legalità delle basi su cui è stato sviluppato l’accordo UE/Grecia”, che avrebbe dovuto garantire che “le richiesta di asilo vengano valutate singolarmente e caso per caso” e che “non ci siano riinvii automatici e a tappeto per i richiedenti asilo.”

https://twitter.com/PatrickKingsley/status/718369124880146437

“Stiamo cercando di capire cosa è successo, perché ci sia stato questo errore e fare sì che non si ripeta,” ha dichiarato Federico Fossi dell’UNHCR. “Ci stiamo confrontando con situazioni nuove e stiamo lavorando con l’ufficio di Ankara e le autorità greche per garantire l’accesso alle procedure d’asilo a tutti, certo è che la Grecia sta sostenendo gran parte del peso delle procedure di richiesta d’asilo.”

L’ errore, secondo Vincent Cochetel, sarebbe infatti dovuto al caos della situazione a Lesbo, dove oltre 3300 persone sono bloccate nel centro di detenzione di Moria, in condizioni, definite “terribili” dal portavoce di Save the Children in Grecia, Imad Aoun, che a Vita.it ha dichiarato: “Il campo, che era stato disegnato come una struttura di transito, è stato trasformato in un centro di detenzione praticamente dal giorno alla notte, senza che nessuno potesse controllare l’adeguatezza della struttura. Dalla firma del trattato UE/Turchia, lo scorso 20 marzo, un numero crescente di migranti è arrivato qui e altri continuano ad arrivare.”

Nel frattempo, venerdì mattina nel porto di Dikili in Turchia, è arrivato il secondo gruppo di migranti, rinviati nel Paese ma la situazione sull’isola rimane critica. L’Unione Europea aveva promesso l’invio di 400 funzionari speciali per dare un supporto alle autorità locali nella valutazione delle richieste d’asilo, che hanno però tardato ad arrivate, 62 operatori sono arrivati a Lesbo solo giovedì e avranno il compito di processare le migliaia richieste di asilo avanzate dai migranti sull’isola, che sembrano destinate a crescere.

Secondo il portavoce di Save the Children in Grecia, infatti, l’accordo UE/Turchia, che avrebbe anche dovuto servire da deterrente, non sembra fermare gli sbarchi. Secondo le Nazioni Unite, solo lunedì, mentre i primi 200 migranti venivano rinviati in Turchia, altre 200 persone sono sbarcate sulle coste greche.


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