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Brera, dove l’arte diviene luogo di dialogo e identità

Ultimo appuntamento con il ciclo promosso dal Centro Culturale di Milano "L'altro è un bene. Migrazioni e cittadinanza a Milano". Giovedì 14 aprile alla Pinacoteca è in programma l'incontro con il progetto "Brera, un'altra storia. Percorsi interculturali nel museo"

di Antonietta Nembri

È a Brera l’ultima tappa del ciclo di incontri “L’altro è un bene. Migrazioni e cittadinanza a Milano” promosso dal Centro culturale di Milano. Dopo una conferenza e un concerto con il coro multietnico Elikya, giovedì 14 aprile è la volta dell’arte come “luogo di dialogo e identità”. La proposta riguarda l’incontro con il progetto “Brera, un’altra storia. Percorsi interculturali nel museo”.

Il progetto, spiega Paola Strada dei servizi educativi ed eventi della Pinacoteca di Brera «nasce nel 2012 con il finanziamento del ministero per i beni e le attività culturali per il biennio 2012 e 2013 ed è proseguito fino al 2014 con diversi cicli di visite grazie a Fondazione Cariplo e agli Amici di Brera». Nel 2015 l’esperienza si è interrotta «ora probabilmente riprenderà», annuncia ancora Strada.
Cuore del progetto è il racconto da parte dei mediatori culturali delle opere d’arte esposte nelle sale di Brera. «Ognuno di loro ha scelto due, tre opere ed è nato un intreccio storico-artistico e personale, in cui si trovano risonanze ed emozioni che hanno prodotto narrazioni molti personali» spiega.

Due gli esempi che Paola Strada cita uno ha come protagonista Margaret, una donna egiziana che ha scelto “Lo sposalizio della Vergine” di Raffaello «per lei è stata l’occasione anche di raccontare del buffo e particolare fidanzamento dei suoi genitori», il secondo riguarda Dudù Kouate, griot senegalese «Dudù è un musicista e questo è importante da sottolineare per la modalità scelta da lui di raccontare la "Adorazione dei Magi" di Gaudenzio Ferrari». Per Strada da non trascurare anche il fatto che i mediatori provenienti da diversi Paesi sono entrati in Pinacoteca senza conoscere le opere che non appartengon alle loro tradizioni e storie culturali, soprattutto senza le nostre sovrastrutture e hanno scelto opere note e meno note.

Ora parte delle storie, delle narrazioni nate da questo progetto e da altri simili in musei e pinacoteche, stanno per diventare un libro “Un patrimonio di storie” che uscirà ai primi di maggio e che se da una parte analizza la peculiarità dello strumento narrativo in ambito museale, dall’altra riporta alcune esperienze esemplari e un significativo repertorio di narrazioni.

Ed è questa la proposta cui il Centro culturale chiede di aderire invitando a partecipare, giovedì 14 aprile (ore 18, sala della Passione, via Brera, 28) all’ultimo appuntamento del ciclo “L’altro è un bene”. Dopo l’incontro con la stessa Paola Strada e la storica dell’arte Grazia Massone, sarà possibile visitare le opere e dialogare con i mediatori culturali. Accanto al senegalese Dudù Kouate, anche la filippina Connie Castro.

«Potremo vivere l’arte proprio come luogo di dialogo e identità», sottolineano al Centro culturale di Milano che invitano a prenotare l'appuntamento (link alla pagina), un ulteriore passo per proporre un approccio umano al tema dell'immigrazione.

In apertura foto di Giuseppe Cacace/Afp/Getty Images


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