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Le quattro proposte di Cittadinanzattiva a Del Rio

L'associazione in una lettera inviata al ministro esprime la sua preoccupazione e suggerisce di seguire il parere del Consiglio di Stato per avere una maggiore trasparenza e semplificanzione. Nella missiva anche il suggerimento di inserire l'obbligatorietà immediata del dibattito pubblico sulle grandi opere

di Redazione

Preoccupazione. È quella che esprime Cittadinanzattiva nello scrivere, nella mattina di venerdì 15 aprile, al ministro Del Rio sul cosiddetto Codice Appalti. Secondo l’associazione, infatti, occorrerebbe seguire il parere del Consiglio di Stato (emesso il 21 marzo 2016, numero 855) per avere una maggiore trasparenza e semplificazione.

Quattro le principali proposte avanzate da Cittadinanzattiva.

La prima riguarda proprio la preoccupazione in merito all’iter di attuazione del Codice degli appalti «poiché non sono state definite procedure e modalità di primaria importanza, né ben formulati aspetti secondari. Infatti, – sottolinea l’associazione – sono da prevedere una serie di decreti correttivi oltre a quelli attuativi, nonché la redazione di Linee Guida dell’Anac, un lavoro, questo, che potrebbe rallentare l’applicazione delle nuove norme e generare, almeno fino a che il quadro regolamentare non sarà completato, una grande confusione».

La seconda proposta riguarda la necessità di semplificare, fare chiarezza e uniformare il linguaggio dal momento che, insiste Cittadinanzattiva «Il testo attuale e, soprattutto, la formulazione dei vari articoli, non sembrano andare nella direzione di quel quadro complessivo nel quale dovrebbero risiedere la semplificazione, la certezza delle regole e la prevenzione-riduzione del contenzioso». È quindi necessario, continua l’associazione «uno sforzo di maggiore chiarezza e uniformità di linguaggio nel Codice e di raccordo delle norme ivi contenute con altre leggi, poiché si potrebbe generare confusione o addirittura conflittualità con altra normativa vigente».

Il terzo punto è relativo agli affidamenti sotto soglia e la procedura negoziata dal momento che la riforma, sul tema degli affidamenti «prevede che per quelli che oscillano tra i 40mila e i 150mila euro si possa ricorrere alla procedura negoziata. Invece, tra 150mila e un milione di euro, sarà possibile la trattativa privata, consultando prima almeno 10 operatori». Per Cittadinanzattiva sembra che così si «torni a far ricorso a procedure “in deroga” alle norme generali, con il rischio che si creino condizioni che in qualche modo favoriscano una maggiore “opacità” negli affidamenti. Particolare attenzione va posta poi alle deroghe concesse per agli appalti della protezione civile. Anche in questo caso riteniamo che le procedure in deroga possano favorire il proliferare di fenomeni corruttivi».

L’ultimo punto toccato da Cittadinanzattiva riguarda il dibattito pubblico e la partecipazione dei cittadini la cui introduzione obbligatoria per le grandi opere infrastrutturali viene giudicata positivamente, «ci saremmo aspettati che fosse dato maggiore rilievo al parere delle comunità locali che, invece, si precisa non essere vincolante e da valutare in fase di definizione del progetto definitivo». Per l’associazione sarebbe invece auspicabile seguire anche in questo caso il parere del Consiglio di Stato «rendendo il parere obbligatorio e vincolante per dare un peso reale alle opinioni dei territori, e definendo in modo chiaro chi debba partecipare e le modalità. Riteniamo che la presenza dei cittadini debba essere rafforzata nelle varie fasi del procedimento, soprattutto a monte e non a valle dei processi. Una maggiore trasparenza in tutte le fasi, infatti, oltre ad agevolare l’attività di vigilanza da parte delle istituzioni preposte al controllo della regolarità degli affidamenti, permette anche un controllo diffuso sui singoli atti da parte dei concorrenti che si ritengano ingiustamente esclusi o penalizzati dalla procedura adottata, e dei singoli cittadini che possono verificare come le amministrazioni spendano le risorse pubbliche loro affidate»

Secondo Cittadinanzattiva, infatti la presenza dei cittadini e delle loro rappresentanze dovrebbe essere formalizzata già nella fase dei consulti tecnici pubblici o esternalizzati. La proposta è che «si formalizzi la presenza dei cittadini sin dalle prime fasi del procedimento, a partire dalle verifiche sull’effettiva utilità dell’opera. Le verifiche di trasparenza da parte dei cittadini dovrebbero poi proseguire durante la realizzazione dell’opera e terminare con la verifica dell'effettivo completamento a regola d’arte dell'opera stessa e della sua effettiva fruibilità. Il parere dei cittadini dovrebbe essere sempre reso pubblico e ne dovrebbe rimanere traccia anche se, chiaramente, la decisione ultima spetta all’amministrazione».

In apertura foto di Olivier Morin/Afp/Getty Images