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Mirabelli (PD): “Sulla Campania fuorviante attribuire a Renzi responsabilità che non ha”

Botta e risposta nel PD tra la senatrice campana Rosaria Capacchione e il senatore milanese Franco Mirabelli, che da due mesi è stato inviato dalla direzione centrale come commissario per gestire la difficile situazione del PD in provincia di Caserta. Ragione del contendere: gli "anticorpi della legalità", le infiltrazioni e responsabilità che la senatrice attribuisce a Matteo Renzi.

di Marco Dotti

In una lunga intervista concessa a Thomas Mckinson per il Fatto Quotidiano il senatore Franco Mirabelli, che da due mesi è stato inviato per ricoprire il ruolo di commissario del PD di Caserta, inteviene sullo spinoso caso delle infiltrazioni camorristiche all'interno del Partito Democratico campano. Lo fa a tutto campo, non risparmiando critiche alla collega di partito Rosaria Capacchione, eletta proprio nel collegio di Caserta, membro dell'antimafia, che in un'altra intervista a La Stampa aveva attaccato duramente Matteo Renzi.

Per Rosaria Capacchione, cronista anticamorra prima di diventare senatrice PD, il problema è alla radice e riguarda le scelte di candidatura. Per la Capacchione, «una volta i partiti facevano da argine contro le mafie. E quell’istanza di controllo è fallita. Prima si entrava, per così dire, “presentati”. La cattiva fama precedeva certi ingressi e li preveniva». Oggi, al contrario, per la senatrice «i circoli sono luoghi pressoché disabitati, le decisioni arrivano tutte preconfezionate e le voci di allarme vengono derubricate costantemente a echi di guerre tra correnti. Queste cose le dico e mi batto da tempo, inascoltata». In tutto questo, «Matteo Renzi ascolta solo chi è portatore di grossi pacchetti di voti, mentre dovrebbe ascoltare anche chi non lo è. Tanti come noi non portano voti e per questo sono relegati ai margini».

Parole un po' ingenerose e forse non proprio mirate sono apparse a Mirabelli, che tira in mezzo anche il Movimento 5 Stelle che, a detta del senatore e capogruppo PD in Commissione antimafia, «ci attaccano ma pur di non rischiare nulla si defilano, non presentando liste in nessuno dei 32 comuni. Chiaro che se c’è solo il Pd poi l’aggressione del malaffare sia a senso unico o tale possa sembrare».

Ma alla domanda su che cosa ha infastidito più di tutto nelle parole della Capacchione, Mirabelli è molto chiaro: «C’è una attribuzione a Renzi di responsabilità che non ha. Il partito casertano è stato commissariato molte volte in questi anni, si muove in una realtà molto difficile in cui i rischi di infiltrazione sono grandi. Anche l’autoreferenzialità e la lotta tra le diverse correnti concorre a far perdere di vista l’interesse generale. E questo rischio qui è più forte che altrove. L’esperienza che sto facendo io in queste settimane insieme alla Capacchione dice che lavorando sulle candidature si può dare il segno che la legalità è al primo posto».

Mirabelli ricorda poi che bisogna fare molta attenzione, non solo perché la situazione è critica, ma «perché siamo il più grande partito del Paese perché è evidente che c’è il rischio di infiltrazione e malaffare. (…) Questo lavoro lo stiamo facendo in sintonia con il Nazionale e non “nonostante” Renzi, se si è deciso di mandare il capogruppo dell’antimafia a Caserta a commissariare il partito evidentemente non c’è una sottovalutazione del problema».


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