Media, Arte, Cultura

Così le serie rivoluzionano la tv

Su VITA Bookazine una nuova rubrica per esplorare un fenomeno che sta conquistando sempre più pubblico. La firma è quella di Daniela Cardini, docente all'università Iulm di Milano, una delle prime a studiare questa innovazione. Nel nuovo numero racconta il fenomeno House of Cards

di Giuseppe Frangi

Fino a qualche anno fa si chiamava semplicemente fiction e non era sempre apprezzata dalla critica. Oggi ha cambiato nome ed è diventata un argomento centrale nelle aule universitarie, nei salotti buoni e nel discorso comune.

Le serie tv raccontano storie complesse, costruiscono personaggi sfaccettati, sono amate da un pubblico sempre più esperto e trasversale grazie alla tecnologia: oltre al tradizionale schermo televisivo anche il computer, lo smartphone, il tablet.

Per questo vale la pena osservarle più da vicino. Ed è quanto Vita magazine ha iniziato a fare con la nuova rubrica affidata a Daniela Cardini, docente allo Iulm di Milano ed una delle prime a studiare il fenomeno che sta conquistando alla tv un pubblico nuovo. Daniela Cardini ha pubblicato per Carocci un libro che è un testo di riferimento: La lunga serialità televisiva.

«L’occasione di questo libro era nata dalla percezione di una contraddizione profonda e a mio avviso ingiustificata: il favore del pubblico e la negatività della critica», scrive Cardini nell’introduzione. Sono passati gli anni, il favore del pubblico è ulteriormente cresciuto, i prodotti si sono fatti sempre sofisticati e di qualità, ma una riserva mentale da parte delle critica intellettuale verso questa forma di cinema “infinito” resta. Invece bisogna riconoscere che ci sono serial che hanno davvero cambiato il dna della tv. Il caso di Braccialetti rossi, arrivato in Italia da un format spagnolo, è clamoroso: una serie che ha conquistato audience molto alti, toccando un tema delicato e come la malattia, e riuscendo a riconquistare alla tv un pubblico giovane che ormai si era dirottato su altri media. Alla base dei nuovi serial c’è spesso una capacità di lettura della realtà che il cinema fatica ad avere. È la natura non autoriale di questi prodotti che agevola, in quanto mette la sensibilità artistiche degli autori in secondo piano rispetto alla verosimiglianza di storie che non prevedono, oltretutto, la catarsi di un finale.

Uno dei casi di maggior successo e impatto è stato quello di House of cards, la serie con Kevin Spacey come fosco protagonista, che esplora il mondo del potere americano. Una serie che ha anche una straordinaria attualità, dato siamo nell’anno elettorale per la successione di Barak Obama.

«House of Cards rappresenta la serie perfetta», scrive Daniela Cardini nella rubrica sul numero di Vita di maggio. «I tele-cinefili incalliti trovano pane per i loro denti nel cast stellare, nella regia d’autore, nella densità narrativa e tematica. Lo spettatore comune viene catturato dalla perfidia dei personaggi e dal ritratto spietato dei retroscena della politica americana».


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