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Sheroes. La mostra fotografica che va oltre la violenza

Una mostra per raccontare la storia delle giovanissime donne, le eroine del Burkina Faso che hanno sueprato abusi e violenze. A volerla Amnesty International. L'aveva commissionata alla fotografa franco-marocchina Leila Alaoui, morta lo scoro 15 gennaio nell’attacco terroristico del gruppo Al Qaeda. «Aveva la macchina fotografica vicino al cuore», la ricorda Riccardo Noury, portavoce di Amnesty. La mostra sarà visisbile alla Triennale di Milano fino al prossimo 8 maggio

di Anna Spena

È la storia di Awa, rimasta incinta a 14 anni. Rifiutata dalla sua famiglia ha partorito il suo bambino per strada. Oggi ha una piccola attività di vendita di frutta. O anche di Angèla; 24 anni, che si guadagna da vivere lavorando come cameriera nel centro di accoglienza dove si è rifugiata insieme al suo bambino, dopo che la famiglia l’ha ripudiata.

Come loro anche Maliha, Bibata, Martine; ma tante altre. Ritratti di giovani donne del Burkina Faso che dopo le violenze e gli stupri subiti hanno ripreso in mano la loro vita. Amnetsty International le celebra in una mostra, “Sheroes”, presentata il tre maggio alla Triennale di Milano, durante il Festival dei Diritti Umani, rimarrà allestita nella sala d’onore dell’istituzione culturale fino al prossimo otto maggio e poi sarà riproposta anche in altri contesti.

In questo percorso fotografico lungo 14 scatti, si sono incastrate le storie di queste donne con la storia della fotografa che ha scattato le immagini. Leila Alaoui, franco-marocchina, non è sopravvissuta all’attacco terroristico del gruppo Al Qaeda il 15 gennaio scorso. Era la prima volta che lavorava con Amnesty; la mostra è infatti nell’idea originale prevedeva un numero maggiore di ritratti per raccontare i volti e le storie delle donne di tutto il Paese.

«Leila aveva la macchina fotografica accanto all’occhio e accanto al cuore», ha detto di lei Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International. E ci vuole cuore per raccontare con dolcezza le vite di ragazze così giovani e violate. 18; 15; capita, molto spesso, anche ad 11. In Burkina Faso le ragazze, le bambine, sono costrette a sposarsi a queste età.

Le statistiche raccontano, infatti, che il Paese ha il settimo tasso più alto al mondo per matrimoni precoci. Mentre, il tasso che riguarda l’uso dei contraccettivi è tra i più bassi al mondo: solo il 17% ne fa uso. Alle donne la contraccezione viene negata, ma qualcuno la usa di nascosto per paura di mariti o parenti. Violenze, disagio, brutalità, stupri sistematici.

Ogni ritratto vuole celebrare il coraggio, la determinazione, e i trionfi fi coloro che – non senza sacrificio – ce l’hanno fatto a superare la violenza. Il titolo della mostra “Sheroes”, è “una contrazione” come la chiamano gli stessi organizzatori. “She” e “Heroes”, donne positive e belle che hanno la speranza di cambiare la situazione attuale dei diritti delle donne e dei diritti sessuali riproduttivi nel loro Paese.

Leila Alaoui

Fotografa e videomaker franco-marocchina. È nata a Parigi nel 1982 e ha studiato fotografia alla City University di New York. Ha vissuto in Marocco e in Libano. Le sue immagini esprimono le realtà sociali e utilizzano un linguaggio visivo che unisce la profondità narrativa del documentario e la sensibilità estetica dell’arte. È morta nell’attacco terroristico del gruppo Al Qaeda il 15 gennaio scorso a Ouagadougo, Burkina Faso, durante gli scatti delle mostra “Sheroes”.


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