Welfare & Lavoro

Sono “benvenuti” i richiedenti asilo a Milano e provincia?

Lo chiede l'associazione Naga, che pubblica un indagine esaustiva degli attori e delle dinamiche legate al territorio milanese. Offrendo una lucida analisi di buone e cattive prassi e proposte per portare migliorie necessarie a un sistema che dovrebbe portare benefici a tutta la società civile

di Redazione

Uscire dall’emergenza, puntando a un sistema di accoglienza che superi i Cas, Centri di accoglienza straordinaria, per confluire in un sistema unico rispettoso dei requisiti dello Sprar, il Sistema di protezione di richiedenti asilo e rifugiati. Un mantra dell’associazionismo legato alle migrazioni, che oggi più che mai andrebbe ascoltato: in gioco ci sono migliaia di vite umane precarie, quelle di chi è fuggito da guerre, persecuzioni, carestie e miserie, ma anche tanti fondi pubblici, da gestire meglio possibile. Il rapporto pubblicato ora dall’associazione Naga, (Ben)venuti – Indagine sul sistema dei richiedenti asilo a Milano e provincia, mette in luce, dati ala mano, la necessità di un tale ragionamento. Che, sia chiaro anche parte delle istituzioni ha fatto proprie, anche in sede di Tavolo nazionale asilo politico (in cui sono presenti sia esponenti istituzionali che della società civile), ma che comunque è ancora in attesa di passi legislativi più decisi in merito. Una buona accoglienza fa bene a tutti, del resto.

Abbiamo intervistato 62 dei nostri ospiti e chiesto alla Prefettura di Milano informazioni relative alle strutture coinvolte e l’autorizzazione ad accedervi. Dai racconti dei nostri ospiti, dalle visite alle strutture e dalle interviste ai gestori e operatori delle strutture è stato possibile fotografare lo stato attuale del sistema di accoglienza gestito dalla Prefettura di Milano e verificare il grado di adesione delle pratiche ai bandi della Prefettura, che definiscono le regole con cui tale accoglienza deve essere erogata”, specifica il Naga nell’introdurre l’indagine. Almeno dal 2011, anno degli ingenti arrivi da Libia, Tunisia ed Egitto e quindi della cosiddetta Ena (Emergenza Nord Africa), l’accoglienza dei richiedenti asilo in Italia è caratterizzata da sistemi ordinari ed emergenziali. Con la circolare dell’8 gennaio 2014 il Ministero dell’Interno, per fronteggiare “l’afflusso di cittadini stranieri a seguito di ulteriori sbarchi sulle coste italiane” e considerata “l’avvenuta saturazione di tutti i centri governativi e di quelli garantiti da alcuni enti locali nell’ambito del sistema SPRAR”, incaricava tutte le Prefetture di attivare Centri di Accoglienza Straordinari per soddisfare la sovrabbondanza di richieste di accoglienza, coinvolgendo tutto il territorio nazionale e inaugurando una nuova stagione emergenziale.

Nel tempo, e sulla base delle interviste effettuate, “è emersa l’enorme eterogeneità tra le tipologie delle strutture di accoglienza e tra i servizi da queste erogati, la numerosità degli ospiti, la mancata definizione delle competenze necessarie per rispondere adeguatamente ai bisogni delle persone accolte. Appartamenti, centri di medie e grandi dimensioni, tendopoli allestite con criteri emergenziali e temporanei, diventate anch’esse luoghi in cui gli ospiti svernano senza assistenza legale chiara e senza alcuna progettualità. Un pocket money definito dai bandi, ma erogato in maniera quanto mai irregolare da alcuni enti gestori, una scuola di italiano anch’essa prevista, ma in molti casi disattesa. Molti sono gli esempi che emergono dal report che testimoniano che diritti fondamentali vengono trasformati in ‘opportunità’ che alcuni ricevono e altri no. La delega strutturale al terzo settore abbassa gli standard minimi di accoglienza e rende la casualità il vero unico elemento comune. La vita e il futuro di chi arriva è in mano a un sistema aleatorio" affermano i volontari che hanno svolto l'indagine, a cui si associa il presidente del Naga Pietro Massarotto: “La nostra indagine restituisce uno spaccato del sistema di accoglienza ‘emergenziale’ che sembra essere diventato il modello di riferimento per le persone in cerca di accoglienza e protezione. Abbiamo messo in luce le difficoltà, le scelte e i paradossi del sistema di accoglienza purtroppo pienamente coerente con la posizione dell’Unione Europea e dei governi dei paesi membri nei confronti del fenomeno migratorio: improvvisazione, casualità e chiusura. Il fenomeno migratorio andrebbe affrontato con coraggio, lungimiranza e senso della storia. In questo momento, l’unico coraggio che vediamo è quello nei passi di chi lascia il proprio Paese”.

Nell’attesa di un ripensamento strutturale del sistema di accoglienza auspicato con decisione e estrema urgenza, il Naga, con il report (Ben)venuti – in allegato qui sotto – avanza anche delle richieste per tentare di migliorare almeno in parte la situazione: nessun rinnovo di convenzioni a enti che non erogano i servizi previsti dalle stesse, non rinnovo della convenzione agli enti coinvolti in inchieste giudiziarie, standard di assegnazione degli appalti legati alla qualità del servizio e non alla logica del massimo ribasso, meccanismi di monitoraggio e revisione delle convenzioni; superamento, quindi, del “doppio sistema”- accoglienza prefettizia e SPRAR- in un unico sistema rispettoso degli standard Sprar. Infine, per tutti i comuni italiani quote, proporzionate alla popolazione, di richiedenti asilo e rifugiati, puntando a un modello di accoglienza diffuso su tutto il territorio nazionale.


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