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Se “The Terminal” diventa realtà. La disavventura di un italiano emigrato

La storia incredibile dii Renato Lambrughi, italiano residente in Francia: dopo essere stato derubato dei propri documenti è finito nelle pastoie burocratiche da cui per giorni non è riuscito a divincolarsi, rimanendo in un limbo tra stazioni, sportelli comunali, uffici anagrafe e questure.

di Lorenzo Maria Alvaro

«Sono un italiano che vive e lavora in Francia. Recandomi per un viaggio in Italia, nel tratto Firenze-Roma Termini, venivo derubato, la sera del 29/01, del portafoglio contenente tutti i documenti in mio possesso (carta d'identità, patente di guida, tessera sanitaria francese, carta bancaria francese). Ho fatto denuncia la mattina del 30/01 presso la Polizia Ferroviaria di Roma Termini, la quale mi ha suggerito di recarmi allo sportello dell'ufficio dell'anagrafe distaccato all’areoporto di Fiumicino per ottenere un documento d'identità provvisorio valido

all'espatrio: il giorno 01/02 avrei dovuto infatti imbarcarmi per il volo Roma-Parigi delle 20.35 assieme alla mia compagna di nazionalità francese».

Inizia così l’avventura di Renato Lambrughi, italiano residente in Francia, segnalataci da Cittadinanzattiva. Da quel momento sembra impersonare Tom Hanks nel celebre film The Terminal, in cui l’attore impersona un viaggiotore che si trova, per questioni burocratiche, intrappolato all’interno dell’aeroporto, senza più patria e identità.

«Purtroppo tale ufficio non è riuscito ad emettere alcun documento in quanto il mio ultimo comune di residenza in Italia, Castel San Pietro Terme (BO) si è rifiutato di dare il nulla osta», continua il racconto Renato, «In effetti ero in precedenza in possesso di una carta d'identità valida sino 2020 emessa da tale comune ma questi aveva da tempo cancellato la mia residenza». «Da questo momento in poi sono iniziati i problemi in quanto la Polizia di Dogana dell'aeroporto di Fiumicino mi ha consigliato di recarmi all'ufficio anagrafe del comune di Roma. Il giorno stesso l'Anagrafe di Roma, non essendo competente per il mio caso, mi consigliava di recarmi alla Questura di Roma. L'Ufficio Relazioni col pubblico della Questura di Roma dichiarava che non poteva

fare nulla per me e mi rimandava al Comune di Castel Pietro Terme (BO)».

«Non avendo né le risorse né il tempo per recarmi all'anagrafe di tale comune, mi sono rivolto di nuovo alla Polizia Ferroviaria di Roma Termini, la quale ha contattato in mia vece tale comune: tuttavia non ha ottenuto nessuna risposta utile a risolvere il mio caso, l'unica soluzione possibile secondo loro era di recarmi presso i loro ufficio per prendere una nuova residenza. A questo punto la Polizia mi ha consigliato di parlare con il responsabile di Trenitalia per chiedere il permesso di viaggiare in treno privo di documenti e di risorse: naturalmente si sono rifiutati e mi hanno detto di rivolgermi al Consolato francese a Roma».

«Su consiglio informale della Polizia, sono salito a Roma Tiburtina sull’interregionale per Milano a mezzogiorno del giorno successivo (02/02). Arrivato verso sera mi sono rivolto alla Polizia Ferroviaria della stazione Milano Centrale, dove esponevo la mia situazione; mi è stato concesso di fare una telefonata al numero fisso della mia compagna in Francia ma non trovandola ho chiesto di poterla contattare al cellulare ma mi è stato negato (la mia compagna mi dirà in seguito che, avendo trovato la chiamata, ha richiamato la Polizia ma nessuno è stato in grado di risponderle in francese). La Polizia Ferroviaria ha in seguito interpellato Trenitalia per valutare l'eventualità di farmi prendere il treno espresso Milano-Parigi delle ore 23 ma anche questa opzione è stata declinata dal responsabile di Trenitalia in loco».

«Infine la Polizia ferroviaria mi ha inviato alla Questura di Milano, dove nella notte mi hanno consegnato un documento intitolato “Foglio di rimpatrio per persona indigente e priva di documenti”. Grazie a questo documento sono tornato alla stazione Centrale dove la Polizia ha ottenuto un biglietto ferroviario Milano-Ventimiglia per la mattina successiva. A mezzogiorno del giorno 03/02 arrivavo a Ventimiglia e mi recavo alla Polizia Ferroviaria locale».

«Dopo aver esposto il mio caso, gli agenti e il personale si sono fatti carico personalmente di aiutarmi: con i loro soldi personali, mi hanno acquistato cibo e bevande, mi hanno acquistato il biglietto Ventimiglia-Nizza et mi hanno lasciato 6 euro per le spese future. La mia vicenda con l'Italia si conclude qui poiché arrivato in Francia sono riuscito a ricontattare tramite il mio cellulare personale la mia compagna, la quale acquistava in mia vece un biglietto elettronico Nizza – Parigi. Di consguenza raggiungevo finalmente il mio comune di residenza in Francia (Champigny-sur-mrne) la sera del 03/02», conclude il racconto Renato, che sottolinea: «Ho esposto i fatti con la sola finalità di evitare che in futuro degli emigranti italiani possano subire delle umiliazioni di questo tipo, e per lodare il comportamento eccezionale e disinteressato della Polizia Ferroviaria di Ventimiglia».


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