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Doninelli: Bud Spencer mi ha insegnato cos’è il bene e il male

Lo scrittore milanese ricorda il grande Bud Spencer: «Grazie a lui sono riuscito a combattere il Disney-pensiero, quello del buonismo triste. Bud parte sempre come un poco di buono che poi sa scegliere la cosa giusta. Caro Bud essere amato dagli intellettuali era una pena che non potevi certo tollerare, forse per questo, chissà, te ne sei andato in un posto migliore perfino della Costiera Amalfitana»

di Luca Doninelli

È morto ieri sera in un ospedale romano Carlo Pedersoli, per tutti Bud Spencer. Era nato a Napoli (quartiere Santa Lucia) il 31 ottobre del 1929. Grazie al fisico scultoreo, era un gigante di 1,92 e 103 chili (poi anche 120-130…), venne scritturato come comparsa in “Quo Vadis?” e poi finisce sul set di “Annibale” dove non incontra mai il giovane attore Mario Girotti – Terence Hill – che diverrà il suo partner d'eccellenza pochi anni più tardi. Approdò infatti al cinema per caso, girando il primo film da protagonista, "Dio perdona… io no!", a 38 anni. «Papà è volato via serenamente alle 18.15. Non ha sofferto, aveva tutti noi accanto e la sua ultima parola è stata `grazie". Queste le parole del figlio Giuseppe, con cui ha annunciato la morte del padre. Luca Doninelli saluta così un suo mito.

Sembra che l'idea vincente (con qualche aiuto anche in fase di regia) sia stata di Sergio Leone. I due attori erano simpatici e non avevano esattamente l'aria di due duri del West, benché la loro carriera fosse cominciata a quel modo. Al tempo l'idea era quella di utilizzarli per una riedizione italiana della serie “Bonanza” (chi oscilla dai sessanta in avanti li ricorderà perfettamente, i quattro fratelli Cartwright). Fu Sergio Leone a intuire le potenzialità comiche dei due.

Nacque così “Trinità”. Nelle due immortali pellicole Bud Spencer, al secolo Carlo Pedersoli, si presentava nelle vesti del comprimario, perché era forzuto e ricordava Brutus il nemico di Braccio di Ferro. Mentre al figlio d'arte Mario Girotti, alias Terence Hill, spettava la parte del protagonista, che era anche il "bello" della compagnia.

Ma fin dal primo dei due “Trinità” ci si rese conto che il vero protagonista, la vera novità, quello per cui si comprava il biglietto, era il truce Bud Spencer: lui era destinato a diventare – con buona pace dei Gassman e dei Mastroianni – il più famoso attore italiano di tutti i tempi.

Pochi, alla sua comparsa sul grande schermo, riconobbero in lui uno dei maggiori atleti del nuoto italiano, campione di pallanuoto e primo italiano di sempre a scendere sotto il minuto nel 100 metri stile libero. Era passato molto tempo dalle sue prodezze sportive, alle quali avevano fatto seguito altre avventure: un po' di cinema, un po' di avventura in Sudamerica (da cui avrebbe tratto i soggetti di molti film successivi, da “Più forte ragazzi” alla saga di “Banana Joe”)

Il successo planetario di Bud Spencer, costellato di aneddoti divertenti (come quello della città tedesca che fece sciopero contro l'amministrazione comunale, rea di non voler intitolare un tunnel all'attore preferito) non deve farci dimenticare alcune cose importanti. Non mi riferisco solo alla quantità di gesti di Bud divenuti di culto – come il famoso “colpo del piccione” o l'espressione spazientita alla comparsa sulla scena del suo compare/nemico Terence Hill – ma soprattutto alla lezione di vita che il duo ha saputo dare ad almeno tre generazioni.

Io ho imparato questa lezione quando avevo i figli piccoli e il nostro VHS era sempre occupato dai film di Disney. Pur amando Paperino, non ho mai amato i film di Disney a causa della loro pesantezza ideologica: perché un individuo deve subire la condanna della propria nascita? Se nasci buono andrà tutto bene, se nasci cattivo andrà tutto male. Che tristezza.

Bud e Terence mi sono serviti da grimaldello contro il Disney-pensiero. Sono quasi sempre due poco di buono: avventurieri, giocatori d'azzardo, piccoli truffatori, globetrotter (Terence) oppure ladri di cavalli, ex-galeotti, carcerati in libertà vigilata (Bud). Non buoni, insomma, ma dotati di una coscienza semplicemente umana. Al momento di scegliere tra un'ingiustizia enorme (non come la loro) e la giustizia, scelgono la giustizia (per poi tornare com'erano). Insomma, nessuno è veramente buono, ma questo non ci impedisce di decidere qual è il bene e qual è il male. E questo non è poco.

E poi le scazzottate. Che meraviglia vedere tutti quei poveri condannati a lividi e fratture gettarsi inutilmente contro Bud, che sensazione di pace – senza ombra di violenza – vederne volare sei o sette in tutte le direzioni magari per l'effetto di un pugno solo!

Chi sarebbe più capace, oggi, di concepire una coppia di attori comici così liberi da ogni nevrosi, così capaci di suscitare un divertimento semplice, così capaci di donare quel bene oggi sempre più introvabile, che è la spensieratezza?

Meravigliosi, spensierati eroi. Meraviglioso Bud. Mancherai, stanne certo, non solo a me e ai miei figli, ma anche al cinema mondiale, che ti ha guardato, ammirato e spesso copiato o quantomeno citato. Nessun intellettuale poteva ammettere, anni fa, di averti adorato, mentre oggi tutti scrivono di te, come sto facendo io, intellettuale tra i tanti.

Essere amato dagli intellettuali era una pena che non potevi certo tollerare, forse per questo, chissà, te ne sei andato in un posto migliore perfino della Costiera Amalfitana. Arrivederci dunque, grande Bud Spencer!


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