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«Era una serata fantastica…» La testimonianza di un giornalista di Nice Matin

Damien Allemand, giornalista di Nice Matin, era sulla Promenade des Anglais nel momento in cui il camion si è riversato sulla folla radunata per i fuochi d’artificio del 14 luglio. Ecco il suo racconto sconvolgente.

di Damien Allemand

«Era una serata fantastica. L’atmosfera era bella, i fuochi dartificio magnifici, i bambini lanciavano sassi nell’acqua. La Promenade era piena di gente. Come tutti i 14 luglio. Avevo scelto di passare la serata sulla spiaggia all'altezza dell’High-Club, proprio in quel punto in cui la Promenade diventa pedonale. Alla fine dello spattacolo, ci siamo tutti alzati. In direzione delle scale, tutti schiacciati come delle sardine. Ho zig-zagato tra la gente per raggiungere il mio scooter, parcheggiato a due passi.

Lontano, un rumore. Delle urla. Il mio primo pensiero: qualche furbo ha voluto fare il suo piccolo fuoco d’artificio ma non ci è riuscito… E invece no. Una frazione di secondi più tardi, un enorme camion bianco si è lanciato ad una velocità folle sopra la gente dando dei colpi col volante per falciare il maggior numero di persone.
Questo camion della morte è passato a qualche metro da me e non l’ho realizzato. Ho visto dei corpi volare come palle da bowling al suo passaggio. Ho sentito dei rumori, delle urla che non dimenticherò mai. Ero paralizzato. Non riuscivo a muovermi. Intorno a me, il panico. La gente correva, urlava, piangeva. Allora, ho realizzato. E ho iniziato a correre con loro. Direzione: il ristorante Le Cocodile, in cui tutti si erano appena rifugiati. Ci sono stato solo pochi minuti, che mi sono parsi un’eternità. «Mettetevi al riparo». «Non restate là». «Dov'è mio figlio»? «Dove sono i miei figli?». Sono solo alcune parole che ho sentito intorno a me.

Questo camion della morte è passato a qualche metro da me e non l’ho realizzato. Ho visto dei corpi volare come palle da bowling al suo passaggio. Ho sentito dei rumori, delle urla che non dimenticherò mai. Ero paralizzato. Non riuscivo a muovermi. Intorno a me, il panico. La gente correva, urlava, piangeva. Allora, ho realizzato. E ho iniziato a correre con loro

Volevo assolutamente sapere quello che era successo. Allora sono uscito. La Promenade era deserta. Nessun rumore. Nessuna sirena. Nessuna auto. Allora sono ritornato sul luogo in cui era passato il camion. Ho incontrato Raymond, cinquant’anni circa, in lacrime, che mi ha detto in un soffio: «Ci sono morti dappertutto».
Aveva ragione. Proprio dietro di lui, c’erano corpi ogni 5 metri sulla strada, e membra di corpi.. Sangue. Gemiti. I titolari degli stabilimenti balneari sono stati i primi a essere presenti sul posto. Hanno portato acqua per i feriti e asciugamani che hanno messo là dove non c’era più speranza. In questo momento mi è mancato il coraggio. Avrei voluto aiutare, colaborare… in breve, fare qualche cosa. Ma non ci sono riuscito. Ancora paralizzato .Una seconda ondata di panico mi ha riportato al Cocodile.

«Ritorna! Ritorna!» Non era vero. Il camion assassino ha finito la sua corsa qualche decina di metri più in là, perforato di pallottole. Non ho sentito nessuno sparo. Solo urla. E poi dei pianti. Solo pianti.
Sono schizzato via. Ho recuperato il mio scooter per andare il più lontano possibile da questo inferno. Sono ripassato sulla Promenade e ho preso coscienza dell’ampiezza del dramma. Corpi e feriti erano cosparsi su marciapiedi. Le prime ambulanze incominciavano ad arrivare…
Questa serata fantastica, è stata l'orrore».

Articolo di Damien Allemand pubblicato su Nice Matin il 14 luglio.

Traduzione di Cristina Barbetta
Foto: Boris Horvat/AFP/Getty Images


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