In Congo per aiutare i migranti a “casa loro”

Il racconto di Daniela Capoferri, communication officer Avsi in RDCongo, sugli uomini che ha incontrato in cerca di “un domani migliore”. Avsi prova ad aiutarli “in casa loro” agevolando gli incontri tra le banche e i piccoli imprenditori perché come la Capoferri sottolinea «nessuno affronterebbe le spese, le fatiche, i rischi e le umiliazioni di certi viaggi se potesse vivere dove è nato»

di Daniela Capoferri

Arrivano stremati, arrivano a centinaia, a migliaia. È la cosidetta “emergenza migranti” di cui tutti parlano. Nessuno però ha la formula magica per risolvere questo tzunami demografico perché la verità é che gli uomini si spostano, da sempre, da quasi due milioni di anni, sperando in un domani migliore. Soluzioni rapide non ci sono, forse pero’ «aiutarli a casa loro» sul serio, non con le ipocrisie, può essere un punto di partenza perché ciò che é certo é che nessuno affronterebbe le spese, le fatiche, i rischi e le umiliazioni di certi viaggi se potesse vivere dove é nato.

L’ong internazionale Avsi prova a farlo in uno dei Paesi più grandi del continente africano. Per tre giorni banche e piccoli imprenditori potranno incontrarsi; chi i prestiti li concede e chi li ricerca potranno discutere all’ombra di uno stand che vende manioca. Alla fiera agricola di Uvira, nell’est del Congo, il contadino Emanuel ha conosciuto Anselme della banca TMB. Gli ha mostrato cosa produce faticosamente, ha discusso le condizioni di un prestito ma soprattutto ha visto altre realtà, simili alla sua.

In effetti, in questa zona del Paese, in un territorio che è casa di ribelli di tre Paesi, c’è un Congo che non ti aspetti, fatto di agricoltori, di umili contadini, di “maman” che ogni giorno sfidano la sorte per andare a lavorare nei campi. Siamo nella Pianura di Ruzizi, nel territorio di Uvira: 80 km quadrati di terre fertili attraversate dall’omonimo fiume. E’ il cosidetto “granaio del Congo”, quello che potrebbe fornire riso a tutto il Paese ma che invece è coltivato solo al 20% e non riesce nemmeno a soddisfare le esigenze dei suoi 930 mila abitanti.

La causa principale resta la presenza costante di gruppi armati che attraversano Congo, Burundi e Rwanda. Distruggono, saccheggiano, uccidono chi è sulla via. Coltivare i campi diventa un lusso, una sfida alla sorte. La terra però non perdona. Va accudita e custodita con tenerezza ogni giorno se si vogliono raccogliere i frutti. Manioca, patate, mais e riso sono i prodotti più coltivati ma anche quelli che i congolesi sono costretti ad importare dai vicini. Ma non è solo l’insicurezza della zona ad aver un impatto negativo sull’agricoltura.

«Non abbiamo gli strumenti adeguati, i macchinari sono troppo vecchi e quando si rompono mancano i pezzi di ricambio, i canali di irrigazione sono distrutti e le sementi di mediocre qualità. Servirebbero investimenti ma le banche non ci concedono prestiti. Le tasse sono alte ed i nostri prezzi non sono competitivi. La concorrenza con i paesi vicini è sleale». Emanuel è giovane ma già da cinque anni si è unito agli altri 302 membri della Cooperativa Agricola della Pianura della Ruzizi per cercare di risolvere in gruppo i problemi di circa mille piccoli agricoltori. Le cose vanno meglio e da una produzione di tre tonnellate di riso ogni ettaro si è passati a cinque. Oggi, alla fiera agricola, ne ha già venduti una trentina di sacchi.

La sua Cooperativa è una delle 20 che il progetto ARDEUR appoggia e Emanuel è uno degli 88 mila agricoltori beneficiari. Grazie a un finanziamento dell’Unione Europea (EuropAid), Avsi accompagna questi piccoli imprenditori attraverso formazioni ad hoc.

«In questo modo non solo contribuiamo alla lotta alla poverà ma garantiamo a queste associazioni agricole l’accesso al mercato. Per questo una buona parte delle nostre attività è orientata a far incontrare agricoltori e operatori economici e finanziari» ci spiega Fladin Ngande, Coordinatore tecnico del progetto.

La fiera agricola in effetti ne è un esempio. Ci sono i produttori di caffé, riso, mais; ci sono le maman con i loro sacchi di manioca e c’è chi ha osato e si è lanciato nella produzione del miele. Poco più in là ci sono le banche. Tutti alla stessa fiera, tutti a condividere lo stesso caldo soffocante.

«L’aiuto a casa loro» qui ha il profumo del caffé appena tostato e la dolcezza del miele delle api selvatiche. Ci vorranno tempo, pazienza, costanza e lungimiranza per raccoglire i frutti. Avsi però ha deciso di accettare la sfida.


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