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Il Papa in Comunità, intervista a don Bonaiuto

Don Aldo racconta della visita a sorpresa di Papa Francesco che ha incontrato 20 donne liberate dalla schiavitù del racket della prostituzione, in una struttura romana della Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi

di Angelo Perfetti

Don Aldo, dopo questo grande risalto mediatico a seguito della visita a sorpresa di Papa Francesco che ha incontrato 20 donne liberate dalla schiavitù del racket della prostituzione, in una struttura romana della Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, possiamo fare un bilancio?

Il bilancio è la grazia e il dono immenso che hanno ricevuto queste giovanissime donne dall’incontro con Papa Francesco. Questo è il regalo più grande che hanno ricevuto trasmettendo a ognuna la gioia di esserci, perché la presenza del Papa le ha fatte sentire importanti. Abbiamo visto i loro volti raggianti e luminosi e questo è il più grande bilancio.

Le parole del Santo Padre sono state molto toccanti e ancora una volta inequivocabili…

Si, esattamente. Il Pontefice ha compiuto questo gesto proprio per chiedere perdono a nome di tutti i cristiani per il male che queste figlie hanno ricevuto. Nell’Anno Santo della Misericordia Papa Francesco ha avvicinato persone innocenti a cui è stato tolto tutto e lui per questo ha chiesto perdono. Un grande insegnamento e una grande testimonianza.

Chi secondo lei dovrebbe per primo coglierne l’esempio?

Certamente tutti coloro che lo hanno visto e che si lasciano interpellare dai suoi gesti molto concreti. L’ammirazione però da sola non basta, bisogna sapersi mettere in gioco, coinvolgersi in prima persona, scendere dal balcone per mettersi in cammino al fianco ai poveri e agli ultimi. Il Santo Padre ci dà ogni giorno questo esempio che è più eloquente e incisivo di tante prediche e discorsi.

Cosa è accaduto in quell’ora che siete stati insieme?

È stato un incontro veramente informale e pieno di autentica familiarità. Francesco ci ha subito messo a nostro agio e tutto è scorso in modo molto naturale. Ci siamo salutati e presentati, e poi dopo l’introduzione di Giovanni Ramonda Responsabile Generale della Comunità Giovanni XXIII, il Papa ha iniziato ad ascoltare con grande attenzione le drammatiche storie di queste donne. Abbiamo pianto insieme ma poi abbiamo ricevuto anche la Sua consolazione e incoraggiamento. C’è stato anche il momento della gioia… Abbiamo cantato insieme e poi Lui ha anche servito da bere a delle ragazze e per ognuno ha riservato delle parole commoventi.

Cosa l’ha più colpita di questo incontro?

La semplicità del Santo Padre intrisa di profondità e passione spirituale. Veramente ho respirato la presenza di Gesù attraverso il Suo Vicario. Un’emozione indescrivibile che si può comprendere soltanto sperimentandola. Poi la concretezza del Papa è realmente esemplare.

Voi rappresentanti dell’Associazione cosa avete detto al Papa?

È stato il Presidente della Comunità a raccontare l’opera incessante di tutti gli appartenenti che, a partire dal fondatore don Oreste Benzi, sono coinvolti ad accogliere gli ultimi. Ramonda ha quindi spiegato a Sua Santità le varie missioni che stiamo portando avanti come Comunità e in particolare abbiamo descritto il grande impegno a favore di queste ragazze e l’iniziativa della campagna “Questo è il mio corpo” volta a sensibilizzare gli italiani e le Istituzioni.

E cosa chiedete in particolare?

Chiediamo che l’Italia adotti il modello nordico e cioè la punibilità del cliente al fine di disincentivare la mercificazione della persona. Questa diffusione della prostituzione è in crescita proprio a causa della grande domanda. Colpendo quindi la richiesta e cioè il cliente, si può ridurre drasticamente il fenomeno proprio come è accaduto in Svezia con ottimi risultati.

Lei don Aldo ha detto qualcosa di particolare al Pontefice che ci può riferire?

Tra le diverse riflessioni ho raccontato della straordinaria preghiera del Rosario che viviamo ormai fedelmente ogni sabato a mezzanotte da 13 anni a Perugia nei luoghi della prostituzione, con la presenza di questa ragazze schiavizzate che per un’ora sfidano anche i loro magnaccia per aggregarsi a noi. Sabato scorso erano in 12. Questa preghiera ha incoraggiato anche diverse vittime a scappare da quell’inferno. Ho visto il Papa colpito da questo racconto ed edificato.

Il bilancio l’abbiamo fatto e quindi quali frutti potrà portare questa visita del Papa?

Il Papa ci ha incoraggiato tantissimo e sono certo che la risonanza mediatica di questo gesto darà forza e luce anche a coloro che potranno fare di più per liberare le donne schiavizzate. Inoltre spero che a qualche ragazza tra le 100mila in Italia ancora presenti sui nostri marciapiedi possa essere arrivata la voce del Papa, dandole la forza di scappare da quella prigionia. Anche per i clienti e i magnaccia voglio sperare che giunga il desiderio di pentimento, per riscattarsi aiutando queste figlie a spezzare le loro catene.

da Interris


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