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Solidarietà & Volontariato

Ciampi, il presidente dell’Italia solidale

Dagli incontri con le associazioni passando per gli appelli ai giovani, perché prestassero il loro impegno nel servizio civile, fino all’istituzione della Giornata del Dono. Il ritratto di un presidente che ha sempre visto nel volontariato il collante per un’Italia più coesa

di Lorenzo Maria Alvaro

«Carlo Azelio Ciampi nella sua lunga parabola politica e istituzionale ha sempre lavorato per costruire un'Italia più coesa, più solidale. Più degna. Se l'Italia oggi è un Paese che, nonostante le crisi e le difficoltà, mantiene accesi i fari della speranza è anche merito suo».

Così Edoardo Patriarca, presidente dell'Istituto Italiano della Donazione (IID) e del Centro Nazionale per il Volontariato (CNV), ha ricordato la figura dell’ex presidente della Repubblica mancato oggi.

Nel farlo Patriarca ha ricordato le parole che Ciampi aveva pronunciato quando, l'8 luglio 2015, aveva salutato l’approvazione definitiva da parte del Parlamento della legge sulla Giornata Nazionale del Dono.

Iter legislativo reso possibile proprio grazie al sostegno dello stesso Ciampi. «La Legge istitutiva del Giorno Nazionale del Dono segna un passaggio significativo per l'Istituto Italiano della Donazione», commentava l’allora presidente, «È il coronamento dell'impegno, della tenacia, della passione delle vostre attività per l'affermazione e la diffusione dei valori costitutivi dell'Istituto: gratuità, solidarietà, condivisione. Categorie, queste, oggi tanto invocate quanto spesso contraddette».

Un’attenzione, quella di Ciampi, per il terzo settore tutto e per il volontariato in particolare, che nasceva da lontano, come ebbe modo di spiegare lui stesso nei suoi frequenti incontri con il sociale. «Avverto pienamente l'importanza che ha assunto il Volontariato negli ultimi decenni», raccontava nel 2000 a Bologna ai rappresentanti del terzo settore della città, «non lo dico oggi in questa responsabilità che mi trovo a ricoprire da alcuni mesi, ma lo penso da anni. Prima il Volontariato era limitato, se ritorno con il ricordo agli anni della mia fanciullezza, della mia giovinezza, a qualche associazione per la pubblica assistenza. C'era magari la concorrenza fra la Misericordia e la pubblica assistenza. Vi erano poche organizzazioni che si occupavano dei figli dei carcerati e così via, e non vi era quasi nient'altro; eppure la povertà vi era anche allora. È pur vero che nuove povertà stanno nascendo provocate dallo stesso benessere. Però oggi esiste la consapevolezza che bisogna operare attraverso istituzioni come le vostre».

Il 30 ottobre del 2002 rivolgendosi ai giovani invece lanciò un celebre appello: «Lo stato sociale da solo non basta a dare risposta a tutte le esigenze e i bisogni: serve anche l'opera del volontariato, che deve trovare una nuova linfa anche dal servizio civile, prima “riservato” agli obiettori di coscienza e ora riformato in vista dell'abolizione della leva militare. Ai giovani e alle giovani dico che si può servire la patria militando come volontari in uno dei molti settori del servizio civile». Un discorso che Vita salutò come un grande elogio del volontariato.

Per Ciampi, come ricorda l'Alleanza delle Cooperative italiane, «Il Movimento Cooperativo in Italia è un patrimonio che appartiene all'intero Paese. Un patrimonio economico e imprenditoriale, che produce ricchezza e occupazione, ma è anche un patrimonio civile. La storia del Movimento Cooperativo è strettamente intrecciata con la storia dell'Italia unitaria. Nel corso della sua lunga storia, la cooperazione ha consentito a ceti e classi che per altra via ne sarebbero stati esclusi di accedere all'esperienza dell'impresa, che è esperienza di libertà, di responsabilità, di cittadinanza. Ha trasformato, con la formula dell'associazionismo, bisogni collettivi, quali la casa, i consumi di base, i consumi elementari in realtà imprenditoriali. Ha contribuito, più di tanti altri, sicuramente, a rispondere all'esortazione di Massimo d'Azeglio: “Fatta l'Italia dobbiamo fare gli italiani”».

«Terremo i suoi insegnamenti e l'esempio della sua vita sempre nel cuore. Parole e gesti che ci avevano commossi e che ci spronano ad andare avanti, a far crescere le ragioni del dono e della solidarietà. Lo ricorderemo con affetto e riconoscenza nelle prossime settimane in cui celebreremo il Giorno del Dono 2016», ha concluso Patriarca.


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