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Un mese dal sisma. «L’obiettivo è ricostruire tutto come prima»

In conferenza stampa il premier, insieme al commissario straordinario Vasco Errani e al capo del dipartimento Protezione civile Fabrizio Curcio, hanno fatto il punto della situazione e dettato la linea di intervento dei prossimi anni.

di Lorenzo Maria Alvaro

«Riportare tutto come era prima». È quanto affermato, a un mese dal terremoto che ha colpito il centro Italia, dal presidente del Consiglio Matteo Renzi durante la conferenza stampa sulla ricostruzione, alla quale partecipa anche il commissario straordinario di Governo.

«Il nostro obiettivo è quello di rifare tutto come prima, in piena vicinanza con le realtà del territorio», ha detto Renzi. «Dal terremoto si esce solo se c'è uno spirito forte di comunità, la ricostruzione è sempre problematica, ma occorre valorizzare le comunità».

«È passato un mese, fisiologicamente le luci dei riflettori si abbassano, ma questo non toglie niente al dolore delle famiglie delle vittime e dei sopravvissuti e al nostro dovere di farci carico delle sofferenze dei nostri connazionali», ha detto il premier.

Il nostro obiettivo è quello di rifare tutto come prima

Matteo Renzi

Intanto si sono verificate nuove scosse tra Norcia, accumuli e Arquata del Tronto. La più forte registrata dall'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia è stata di magnitudo 3.8 nella tarda serata di ieri. Seguita da un'altra di 3.3. Altre due scosse di magnitudo 2.1 sono state rilevate nell'area di Norcia alle 7:49 e alle 8:32 di questa mattina.

Vasco Errani ha spiegato che «in primo luogo dobbiamo ricostruire tutto rispettando le comunità, i luoghi. Riattivando economia e lavoro. Il decreto che sarà approvato dal Cdm non oltre il 2-3 ottobre servirà a riconoscere i danni del terremoto, definitivamente. Non ci troveremo a ridiscutere ogni anno le quote da gestire per le popolazioni colpite» ma «noi riconosceremo tutti i danni che saranno verificati. Questo è un terremoto che ha avuto un prolungamento nelle Marche, è andato lontano e tutti i danni saranno riconosciuti puntualmente con le verifiche».

L'unico modello di ricostruzione è quello territoriale. Per trasparenza e legalità la strada è quella di Expo Milano

Vasco Errani

«Una ricostruzione studiata», spiega Errani, «l'unico modello è quello territoriale». In caso di terremoto «ci potranno essere danni, ma non crolli. Adegueremo le costruzioni, mettendole in sicurezza. In grado di non sbriciolarsi in caso di sisma 6,0. Le politiche per l'economia», dice il commissario, «inizieranno già nella fase provvisoria, quella iniziale, temporanea». «Non diamo scadenze perentorie, ci adegueremo, non deporteremo le persone. Quello che devono affrontare è un percorso difficile». Poi una richiesta ai media: «Faccio appello a tutti i mezzi di comunicazione per comprendere la necessità di dialogo con chi deve affrontare questo difficile percorso, e la necessità di dare giorni e date».
Errani poi si concentra su legalità e trasaparenza. Il modello è Expo. «Tutte le imprese che lavoreranno sul terremoto, per edifici pubblici o privati, dovranno essere iscritte a liste di merito. E ci sarà un controllo capace di verificare la trasparenza e la legalità. I cittadini potranno accedere a un open data per controllare tutto. Le stazioni appaltanti saranno solo le 4 Regioni coinvolte».

Il danno non sarà meno di 3-4 miliardi. Per le casette ci vorrenno 7 mesi. Ad oggi ci sono circa 3mila assistiti, di cui 2500 ancora in tenda

Fabrizio Curcio

«Partiremo con un sostegno immediato per le imprese che non devono andare via ma ripartire, avranno un contribuito immediato, una specie di prestito d'onore. Poi ci saranno politiche su turismo e nuovi investimenti. È necessario uscire dalla logica emergenziale», conclude Errani.

Il capo del dipartimento Protezione civile Fabrizio Curcio ha fatto invece il quadro dei danni. «Il danno non sarà meno di 3-4 miliardi, una cifra orientativa che temo non sarà inferiore». Curcio, parlando di circa 3mila assistiti, ha confermato che per la costruzione delle “casette” «ci vorranno 7 mesi di tempo al massimo». «Sta continuando l'attività di assistenza, ci sono circa 3mila assistiti, di cui 2500 ancora in tenda. La nostra priorità è chiudere le tendopoli e in questo fine settimana ci sarà una riduzione importante: c'è la convinzione da parte di molti di lasciare le tende».


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