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Al Colosseo rivivono i tesori distrutti dall’Isis

Apre a Roma la mostra "Rinascere dalle distruzioni" con le copie delle opere distrutte dal sedicente Stato islamico. La rassegna rimarrà aperta al pubblico fino all’11 dicembre

di Monica Straniero

Il Toro di Nimrud con la testa dalle fattezze umane non esiste più. Polverizzato nel 2015 quando il sedicente Stato Islamico ha abbattuto, con cariche di esplosivo, il settore della corte e della sala del trono del palazzo di Assurnasirpal II. Del soffitto del Tempio di Bel a Palmira, città di frontiera cosmopolita dalla fisionomia unica, restano frammenti. La sala dell’archivio di Stato del Palazzo di Ebla, che custodiva 17.000 tavolette cuneiformi, è ora distrutta soprattutto per mancanza di manutenzione della sua struttura in crudo. L'Unesco ha bollato le devastazioni come un «crimine contro l'umanità».

Da oggi i tre tesori vittime della violenza jihadista rinascono al Colosseo all'interno della mostra "Rinascere dalle distruzioni", inaugurata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dal ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Paolo Gentiloni e dal ministro per i beni e le attività culturali e del turismo Dario Franceschini.”.

Le copie del Toro di Nimrud e del soffitto del Tempio di Bel sono state realizzate grazie a stampanti 3D e robot. Mentre per la copertura dei modelli si è ricorso a sostanze plastiche mescolate con polvere di pietra, il più possibile simile a quella originaria dei monumenti. La Sala di Archivio di Ebla è stata riprodotta creando un modello in polistirolo, poi usato per la creazione della copia in vetroresina, più adatta a riprodurre la muratura in crudo.

L'esposizione, ideata e curata da Francesco Rutelli e dall'archeologo Paolo Matthiae con l’impegno dell’Associazione Incontro di Civiltà, è stata interamente finanziata dalla Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo. “Daremo all'iniziativa 160mila euro all'anno, per tre anni perché riteniamo che la cultura sia lo strumento principale per abbattere e barriere sociali, religiosi e razziali”, ha dichiarato il Presidente Emmanuele F.M. Emanuele. “Il nostro obiettivo finale è ricostruire i monumenti nel luogo in cui sono stati abbattuti. Siamo pronti, se sarà necessario, anche ad aumentare il volume del nostro sostegno all’iniziativa”.

La Convenzione di Londra firmata il 16 novembre 1945, atto istitutivo dell’UNESCO, proclamava infatti che l’economia e la politica possono creare tensioni tra le Nazioni e gli Stati, mentre la cultura è il fondamento della Pace.

“Questa mostra è un chiaro segnale che il patrimonio culturale e artistico distrutto dalla furia iconoclasta dell’Isis potrà essere ricostruito e restituito al popolo siriano ed iracheno”, ha aggiunto Matthiae. “Tuttavia la ricostruzione deve avvenire nel pieno della sovranità degli Stati coinvolti, se no è neocolonialismo”.

Le migliaia di visitatori nazionali ed internazionali avranno anche la possibilità di ammirare due reperti eccezionalmente concessi in prestito dalle autorità siriane: un busto maschile e un busto femminile, i cui volti sono stati presi a martellate e che hanno subito altri danni minori. “L’Italia le restaurerà e le rimanderà in patria”, ha annunciato Rutelli.

Il percorso della mostra si completa con un affascinante video installazione firmata da Studio Azzurro, che aiuta il visitatore ad immergersi nelle atmosfere assolate dei paesi dei tre monumenti ricostruiti: Siria e Iraq. Gli occhi delle persone incontrate e riprese in quelle terre, da custodi di una memoria condivisa, sono adesso divenuti gli attoniti testimoni della sua distruzione.

La mostra rimarrà aperta al pubblico fino all’11 dicembre.


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